19 novembre 2009 ore: 15:31
Giustizia

Morti sospette in carcere, da Avezzano la storia di Niki

Il giovane entrato in carcere a Sollicciano il 19 giugno 2008 e dopo quattro giorni è stato trovato morto. I genitori non credono all’autopsia che parla di suicidio. La testimonianza della mamma stasera alle 21.45 su Sky tg 24
AVEZZANO - Sembra non essere l’unica morte sospetta quella di Stefano Cucchi, il giovane trovato senza vita in una cella di Regina Coeli a Roma. Della vicenda, televisioni e giornali ne hanno dato massima copertura suscitando una giusta indignazione da parte della società e un serio impegno della politica e della magistratura. Purtroppo però esistono vicende tristemente simili e lo stesso poco chiare di cui si conosce poco o quasi niente e per le quali la giustizia è stata troppo superficiale. E’ il caso di Niki Aprile Gatti giovane di 26 anni di Avezzano, comune in provincia dell’Aquila, che il 23 giugno del 2008 viene trovato morto nel carcere di Sollicciano, in provincia di Firenze, dove era stato rinchiuso 4 giorni prima. E’ stato trovato impiccato alla finestra del bagno con un paio di jeans e un numero imprecisato di lacci di scarpe, ma la madre non crede alla ai risultati dell’autopsia che parlano di suicidi e si è opposta all’archiviazione dell’inchiesta. La sua drammatica testimonianza è stata raccolta in un video sul sito di Beppe Grillo e raccontata ieri anche dal quotidiano locale www.primadanoi.it. La donna stasera alle ore 21.45 sarà in collegamento da Svezzano con sky tg 24 che si occuperà proprio delle morti sospette nelle carceri italiane.
 
La triste sorte del loro figlio non aveva convito i familiari che avevano chiesto da subito di non archiviare il caso come suicidio. Il giovane viveva a San Marino ed era responsabile di una società informatica, era stato arrestato a Cattolica il 19 giugno con l’accusa di aver commesso una truffa con i prefissi 899 dal valore complessivo di 10 milioni. Per quell’inchiesta finirono in manette 18 persone. Niki non era mai stato in carcere e aveva chiesto di essere trasferito in una cella con degli italiani che non fossero violenti, invece era stato recluso con due detenuti immigrati per i quali era stata chiesta una sorveglianza speciale: uno dei due infatti, in una precedente detenzione aveva minacciato di tagliare la gola ad un suo compagno di cella. E secondo il quotidiano on-line primadanoi.it a non convincere i genitori è la dinamica assurda della morte del loro figlio. “L’utilizzo di un solo laccio è di per sé  - scrissero qualche mese fa - ma certamente no idoneo a sorreggere il corpo di Niki del peso di 92 kg. Inoltre - aggiunsero - non si capisce come si possa essere consumata l’impiccagione, quando nel bagno nono vi era sufficiente altezza tra i jeans e il piano di calpestio del pavimento tale da poter garantire il sollevamento del corpo. In tal caso - conclusero i genitori - il decesso è più riconducibile ad uno strangolamento con successiva simulazione di impiccagione”.
© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news
Giugno
LunMarMerGioVenSabDom
262728293031123456789101112131415161718192021222324252627282930123456
Giugno
LunMarMerGioVenSabDom
262728293031123456789101112131415161718192021222324252627282930123456