Padova, rom e sinti integrati a scuola: il comune risponde all’opposizione
Foto di Nazzareno Polini
Ricordando che i progetti di integrazione di questo tipo sono stabiliti per legge e la loro attuazione non è dunque a discrezione del comune, Piron fornisce alcuni dati sull’entità e il costo dei servizi: le associazioni Opera nomadi e Aizo (associazione italiana zingari oggi) lo scorso anno hanno garantito 3.750 ore di assistenza agli studenti all’interno delle scuole, cui vanno aggiunte altre ore di difficile quantificazione destinate al contatto con le famiglie e con i servizi sociali. La spesa prevista per queste attività è di 85 mila euro, cui ne vanno aggiunti altri 26 mila per i servizi di trasporto dal campo San Lazzaro e 400 di contributo economico alle famiglie.
Complessivamente, gli studenti che attualmente stanno frequentando gli istituti padovani sono 129, mentre lo scorso anno erano 114 e l’anno ancora precedente 101. Secondo quanto sostenuto dal comune, non ci sarebbero sul territorio bambini che non ottemperano all’obbligo scolastico: l’aumento delle presenze sarebbe quindi spiegato con l’aumento di famiglie rom e sinti a Padova. Nel dettaglio, sono 11 i bambini inseriti nella scuola dell’infanzia, 73 in quella primaria, 37 alle medie e 8 in scuole superiori o in centri per la formazione professionale. “L’obiettivo – spiega Lucia Fantini, responsabile del settore Servizi scolastici – è di incrementare le presenze nelle scuole dell’infanzia e soprattutto alle superiori, per poter offrire agli studenti una prospettiva lavorativa migliore”.
E l’assessore Piron conclude: “E’ importante ricordare, in questo quadro, che la maggior parte di questi studenti sono italiani a tutti gli effetti, spesso da generazioni, e che sono stanziali. Ed è fondamentale chiedersi quali alternative ci possono essere a quanto fatto finora secondo l’opposizione: le deportazioni? Le liste? Le impronte digitali? Io non ci sto”. (gig)