31 maggio 2018 ore: 10:55
Disabilità

Quindici per cento, un ritratto della disabilità nel mondo

Quindicimila foto, 1250 rullini fotografici usati, viaggi in tutto il mondo: è il progetto artistico ambizioso del fotografo Christian Tasso. L'obiettivo? ribaltare il punto di vista sul tema per passare dalla malattia alla persona, senza perdere di vista l’estetica del racconto. "I ritratti costruiti insieme ai soggetti rappresentati, non era la disabilità a colpirmi ma la bellezza dei volti"
Kampong Cham, Cambodia, 2016 "My son will grow up in his home, in his community" - Foto: Christian Tasso Quindici per cento - Kampong Cham, Cambodia, 2016

Kampong Cham, Cambodia, 2016 "My son will grow up in his home, in his community" - Foto: Christian Tasso

Kampong Cham, Cambodia, 2016 "My son will grow up in his home, in his community" - Foto: Christian Tasso
Quindici per cento - Kampong Cham, Cambodia, 2016

ROMA - Un ritratto della disabilità nel mondo, un’archeologia visiva in volti e storie, per riflettere sulla condizione delle persone con problemi fisici e mentali, nei diversi continenti. E’ “quindici per cento”  il lavoro del fotografo marchigiano Christian Tasso, che per tre anni ha viaggiato incontrando oltre duemila persone dall’Ecuador alla Cambogia, passando per la Romania, il Nepal e, naturalmente, l’Italia.  Il nome fa riferimento alla percentuale di persone con disabilità al mondo, come stimato dalla Banca Mondiale e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel rapporto mondiale sulla disabilità, pubblicato nel 2011. 

Quindicimila foto, 1250 rullini fotografici usati, per comporre un progetto artistico ambizioso: ribaltare il punto di vista sul tema per passare dalla malattia alla persona, senza perdere di vista l’estetica del racconto. Tutti i ritratti sono in bianco e nero, per esulare la narrazione dai riferimenti temporali e dare un taglio di universalità. Le pose sono invece pensate insieme al soggetto rappresentato, con lo scopo di mettere in risalto non la disabilità ma la bellezza di ciascuno. “Ci ho messo tre anni anch’io per capire dove stavo andando - spiega il fotografo -. All’inizio avevo come tutti un filtro nei confronti delle persone con disabilità che non mi lasciava lo sguardo libero. Poi viaggiando e incontrando tante persone ho preso consapevolezza. Così, un giorno, mentre stavo scattando la foto di una bambina cambogiana mi sono reso conto che non stavo cercando l’approccio sensazionalistico ma ero colpito dalla bellezza del suo viso. Ed era quello che volevo raccontare: non volevo che fosse la disabilità la sua caratteristica imprescindibile ma quello sguardo che mi colpiva”.

Nilgiri Hills, India, 2017 "While our parents are away at the tea plantation, we play together with the other children. The neighbours take care of us and I take care of my sister". Foto: Christian Tasso
Quindici per cento - Nilgiri Hills, India

Un background da fotogiornalista, che spazia dal popolo saharawi al racconto dell’Hotel House di Macerata, e una vocazione artistica, che ha portato Tasso ad allontanarsi dal racconto documentaristico del reale. “Ho sempre chiesto alle persone come meglio si sentivano rappresentate: tutte le foto sono costruite insieme, con sguardo partecipativo- spiega - Questo per rispettare la loro dignità, innanzitutto. Storicamente ci sono due modi per raccontare la disabilità: quello pietistico, che vede il disabile come una persona che necessita aiuto, e quello sensazionalistico del supereroe, come nel caso degli atleti delle Paralimpiadi. Ma quando parliamo di persone con disabilità, parliamo di 1 miliardo di persone, ciascuna con una propria individualità, una storia intima e complessa, che le rende persone come tutte le altre e come nessun’altra. Eppure questo sguardo stereotipato le accomuna”. L’obiettivo di Quindici per cento, invece, è diametralmente opposto: “ho voluto mettere a disposizione la mia arte di questo ideale: come cornice al mio lavoro c’è l’articolo 8 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che disciplina la sensibilizzazione sul tema a partire da una comunicazione corretta. Purtroppo - aggiunge - ancora oggi molte associazioni basano le loro campagne sull’idea del disabile come soggetto di compassione. Lo sforzo che voglio fare con questo progetto, è creare una campagna di comunicazione, un libro e una mostra, per aprire al dialogo su un punto di vista più veritiero”. 

Comunità di Capodarco di Fermo. Foto: Christian Tasso
Quindici per cento - Capodarco

Quindici per cento ha fatto tappa anche in Italia alla Comunità di Capodarco, a Fermo, nelle Marche. “E’ l’unica parte del progetto realizzata all’interno di una struttura, che è stata tra le prime a riconoscere il percorso iniziato da Basaglia negli anni 70 - spiega ancora l’autore -. Avevo conosciuto la Comunità di Capodarco già in Ecaduor dove hanno un progetto, e in Albania. A Fermo ho realizzato dei ritratti all’interno della grande casa sulle colline marchigiane, che è ormai una grande famiglia, in cui le persone vivono insieme in un’idea di società inclusiva”. Le storie che compongono il lavoro sono state raccolte anche in Ecuador, Romania, Nepal, Germania, Albania, Cuba, Mongolia, India, Irlanda, Svizzera, Kenya e Cambogia. “A Cuba le persone con disabilità mi hanno fatto da guida per conoscere l’isola - aggiunge l’autore  -. Mentre in Asia ho incontrato sciamani con disabilità. Chiunque puó diventare sciamano, e questa decisione è nelle mani dello spirito guida, non dell’uomo. Non c’è spazio per pregiudizi o stereotipi. Le persone con disabilità possono diventare sciamani: è lo specchio di una società inclusiva”. (ec)

Guarda la photogallery

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news