Violenza sulle donne, in Puglia si punta sulla prevenzione
Femminicidio. Cartello con scritta La Violenza non è il nostro destino
BARI - “L’unica strada da percorrere per debellare questo male innestato nella nostra storia, è incidere nella formazione dei più piccoli e delle più piccole”. È così che l’assessore regionale al Welfare e alle Politiche della Salute Elena Gentile sposta l’asse del problema della violenza sulle donne dalla mera repressione alla necessità di intervenire con proposte strutturate di formazione nelle scuole. “È per questo – continua l’assessore Gentile – che abbiamo stretto questa alleanza con l’Ufficio scolastico regionale, scegliendo anche strumenti di comunicazione molto immediati come il video clip, non solo per raccontare e svelare il volto vero della violenza sulle donne, ma soprattutto per educare alla differenza di genere, per educare alle differenze”.
Sono 215.929 gli studenti coinvolti per 236 istituti scolastici superiori che parteciperanno al Concorso di idee per completare, con strumenti diversi, la campagna di comunicazione “Troppo amore sbagliato” avviata dalla Regione. “Sotto forma di concorso – spiega Elena Gentile – vogliamo sollecitare le scuole a riflettere sui temi della violenza di genere e del femminicidio, attraverso l’elaborazione di soluzioni artistiche in forma di claim, spot o video che andranno ad arricchire la nostra campagna”. Il concorso è riservato a studenti e studentesse delle scuole secondarie superiori, in partecipazione singola o associata.
Parallelamente grazie ad un’attività di benchmarking con altre realtà regionali che hanno già legiferato in materia, la struttura tecnica dell’assessorato regionale al Welfare, in collaborazione con la Consigliera regionale di Parità, ha predisposto una prima bozza del DDL “Norme per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere”, attualmente in fase di confronto e discussione con i Centri Antiviolenza pugliesi, che vedrà un iter di concertazione più allargata.
All’interno della campagna di sensibilizzazione, previste anche sei rappresentazioni teatrali in ogni provincia pugliese dello spettacolo “Ferite a morte” di Serena Dandini.
Tuttavia, le azioni regionali non si fermano a sensibilizzare e informare. Negli anni e anche nell’ultima programmazione regionale (il Piano regionale delle politiche sociali 2013-15) la Regione Puglia ha previsto politiche strutturate per il contrasto alla violenza sulle donne che partono dal potenziamento dei servizi sui territori. Da un recente monitoraggio curato dalle strutture tecniche dell’assessorato regionale al Welfare risultano alcune questioni di tutto rilievo. “Se dal punto di vista quantitativo – continua l’assessore Gentile – si registra il raggiungimento e il superamento del valore target stabilito in programmazione nel triennio, giacché risultano operativi 19 Centri e 6 Case Rifugio, persistono numerose ed importanti criticità sulle quali occorre intervenire per assicurare il consolidamento di una rete di servizi capillare e competente”. Infatti, dei Centri antiviolenza attivi, solo 6 sono a titolarità pubblica, mentre 13 sono a titolarità privata, gestiti in larga parte da associazioni di donne che prestano lavoro volontario o coperto solo in minima parte da convenzioni stipulate con gli Ambiti territoriali. Delle 6 Case rifugio attive, solo una è a titolarità pubblica con gestione coperta da cofinanziamento degli Ambiti territoriali afferenti il territorio provinciale, mentre nel resto dei casi i Comuni sostengono le rette di inserimento per donne, anche con minori a carico, nel momento in cui si verifica la necessità di messa in protezione da situazioni di violenza. “Nel corso del 2013 – sottolinea l’assessore Gentile – sono state 38 le donne accolte in case rifugio, con 23 bambini, cioè figli minori. Ieri abbiamo ricordato i 24 anni dalla stipula della Convenzione Onu per i diritti dei bambini e delle bambine, non dobbiamo permettere che siano testimoni, o peggio ancora vittime, di violenza. La violenza, come abbiamo scritto e detto, non è un destino segnato, non è una condizione sociale, soprattutto non è la normalità”. (spa)