1 febbraio 2011 ore: 12:24
Non profit

Vita quotidiana nel villaggio di suor Marcella, tra le macerie di Haiti

Suor Marcella Catozza racconta le giornate nelle 122 casette costruite nel cuore della baraccopoli di Waf Jeremie, grazie anche al sostegno delle ong. Volontari arrivano da tutto il mondo per dare una mano
ROMA - Suor Marcella Catozza, missionaria che ad Haiti ha costruito un villaggio con casette, una scuola e servizi sanitari (vedi lancio precedente) chiamato Vilaj italyen ha uno staff di quattro ragazzi locali e poi accoglie con gioia "tutti quelli che passano di qui a darmi una mano". Studenti di medicina e altri volontari, che vengono prevalentemente da Italia, Spagna, ma anche dagli Stati Uniti sono ben accetti, anche se arrivano per periodi brevi. Diverse sono inoltre le realtà che hanno sostenuto le  attività del Villaj Italyen: dal coordinamento di ong per l'emergenza Agire, alla Fondazione l'Albero della Vita, dalla protezione civile al Rotary Club ad altre associazioni più piccole e singoli donatori. Nel sito del villaggio (http://www.vilajitalyen.org/), Suor Marcella ha un blog in cui racconta, insieme a fotografie e video, gli sviluppi delle attività e coloro che vi partecipano.

Nella baraccopoli ci sono circa 300 mila abitanti, e le nuove 122 case in muratura possono ospitare una media di 7 persone a casa. "Abbiamo cominciato con le costruzioni, dice Suor Marcella, che piano piano continueranno". Le nuove casette, che rappresentano il nucleo del Vilaj Italyen, sono un progetto nato da un'idea di suor Marcella ed avviato con la collaborazione di un volontario bergamasco che ha vissuto tre mesi a Waf Jeremie.

L'ambulatorio - distrutto dal terremoto e ricostruito da Terre des hommes con i fondi raccolti da Agire - ha attualmente 37 posti letto. La sua gestione è ora sostenuta dalla Fondazione l'Albero della Vita, che ha permesso il coinvolgimento di infermieri e personale medico soprattutto per fare fronte all'emergenza colera. Proprio quando doveva essere inaugurato, lo scorso novembre, è infatti scoppiata l'epidemia: "Non eravamo attrezzati per affrontare il colera, dice suor Marcella, ci hanno dato una mano medici e infermieri di Msf, è stata dura ma ce l'abbiamo fatta. Il peggio, almeno qui, sembra passato, anche se ci sono alti e bassi". Oggi è un poliambulatorio con la sala pediatrica, dentistica, l'accompagnamento alla gravidanza, il pronto soccorso e l'assistenza ai bambini malnutriti. La struttura, attualmente utilizzata per la cura del colera, sarà destinata alle malattie infettive.

Il progetto "Sorella Acqua" di distribuzione acqua potabile è cominciato nei giorni immediatamente dopo il terremoto del 12 gennaio: "Un'autobotte al giorno che si ferma accanto alla nostra tenda ambulatorio e distribuisce alla gente l'acqua che riescono a prendere con secchi, bidoni, contenitori di ogni tipo". E' stato sostenuto dalle ong italiane Cesvi e Avsi, ed ora da Vivaria, la ong brasiliana che grazie ad un aiuto della Comunità Europea distribuisce acqua potabilie a Port au Prince. Gli uomini della Protezione Civile e della Croce Rossa hanno aiutato Suor Marcella a preparare un punto di distribuzione: dieci serbatoi da 3 mila litri d'acqua ciascuno più un serbatoio in sostegno alla cucina e uno all'ambulatorio."L'arrivo dell'acqua potabile e di una maggior quantità di acqua ha sicuramente contribuito a far diminuire l'epidemia di colera e speriamo in un futuro anche le verminosi e le infezioni della pelle", sottolinea suor Marcella.

Terminate le centoventidue casette che - essendo il terreno formato da immondizia e fango - non hanno la toilette, sono iniziati i lavori per la costruzione di quattro batterie di latrine sostenuto dal Rotary Club di Milano Fiera. C’è anche una mensa, dove ogni giorno mangiano circa 300-350 bambini della baraccopoli. Si vorrebbe costruire una casa di accoglienza per i bambini rimasti soli, e avviare una serie di botteghe come panettiere e falegname dove i bambini adolescenti potranno imparare un mestiere. Sulla giornata tipo nel villaggio Suor Marcella parla di "grande normalità": "Ogni mattina parliamo con i ragazzi vediamo cosa c'è da fare, se il medico è arrivato, apriamo l'ambulatorio, iniziamo il programma con i bambini malnutriti, vado alle casette a vedere cosa succede, mi sposto nel refettorio a vedere se le cuoche stanno preparando il pranzo, incontro quelli che vogliono conoscere quello che stiamo facendo, mi fermo a chiacchierare con loro, vediamo come proseguono i lavori della scuola...E' una quotidianità molto normale la nostra, di chi come tutti desidera il bene e il bello e essere felice". (Ludovica Jona)
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