Precari e freelance, ''migliaia di giornalisti sfruttati''
Napoli – “La situazione di migliaia di giovani giornalisti precari o freelance è anomala, è una condizione di sfruttamento. E’ difficile normare le situazioni anomale, comunque ci proveremo”. È quanto ha affermato Giovanni Legnini, sottosegretario all’editoria a Napoli, a margine di un incontro sull’equo compenso giornalistico, al quale erano presenti i giornalisti precari e le istituzioni di categoria, Ordine ed Fnsi. Assente invece la Fieg, seppure invitata dagli organizzatori del Festival del giornalismo giovane 2013 (Youth Media Days). Legnini ha così ribadito un concetto espresso anche durante il suo intervento alla tavola rotonda che ieri ha concluso la tre giorni del Festival al Pan, il Palazzo delle Arti. “Questo fenomeno del precariato inaccettabile, che non ho difficoltà a definire come sfruttamento e del quale ho una condanna netta, – ha detto il sottosegretario davanti a una platea di giovani - questo fenomeno non dovrebbe esistere. Non si dovrebbe porre il tema della regolazione per legge di un fenomeno che non regge socialmente, bisognerebbe intervenire alla radice, cioè dovremmo cercare di prosciugare questo mare di sfruttamento e di precarietà o verso le forme contrattuali legalmente riconosciute o verso rapporti di libera professione veri. Il grado di difficoltà di stabilire quali cifre vi spettano discende dal magma giuridico del vostro stato contrattuale”.
bLa legge sull’equo compenso dei giornalisti, la n. 233/2012, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 31 dicembre scorso, ma solo a luglio 2013 ha iniziato a operare la commissione che deve stabilire cosa si intende come “equo compenso”, una soglia al di sotto della quale la retribuzione del lavoro non può scendere. La commissione, in cui siedono rappresentanti dei giornalisti e degli editori, è presieduta dal sottosegretario Legnini, che ha ricordato le difficoltà “sapendo che stiamo facendo una cosa che nel nostro ordinamento giuridico è sconosciuta fino a questo momento, questo è oggettivo”. Le norme riconoscono tre tipologie di compenso: una è quella fissata dai contratti collettivi che non contemplano i collaboratori esterni, la seconda sono i tariffari dei liberi professionisti, da tempo aboliti dall’Unione europea, la terza nasce dalla libera contrattazione fra il datore di lavoro e il professionista autonomo. “E quest’ultima è quella di cui siete vittime – ha continuato Legnini rivolto ai giornalisti precari - Mi è chiaro da un punto di vista di giustizia sociale cos’è l’equo compenso, ma dal punto di vista giuridico del nostro ordinamento, che cos’è?”
Il rappresentante del governo ha ripercorso le difficoltà incontrate sul tema, dopo che il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino “è stato l’unico, quello più stringente a sollecitare questo come mio primo impegno subito dopo la formazione del governo”. I problemi sono nati già alla nascita del nuovo organismo. Questo a causa della “persistente inadempienza degli editori a nominare il loro rappresentante – ha spiegato il sottosegretario- Il pressing sugli editori portò a una soluzione e quindi il 24 giugno si costituì la commissione”.
Il 16 e il 18 luglio sono state fatte le audizioni dei soggetti rappresentativi che potevano presentare proposte, ora la commissione deve prendere una decisione.
È stata riconvocata per l’8 ottobre. “Sentite le proposte, garantisco che la commissione da me presieduta assumerà una decisione entro l’anno”, ha annunciato Legnini.
Il problema di una definizione della soglia di compenso oltre la quale un giornalista può definirsi sfruttato e il suo rapporto di lavoro illegale, non è tecnico-giuridico, ma di natura politica. È quanto emerge dall’intervento del sottosegretario all’Editoria.
“Ho invitato pressantemente le parti, cioè gli editori e l’Fnsi per i giornalisti, ad accompagnare questo lavoro con un grado di intesa il più elevato possibile perché questa materia non dovrebbe essere trattata come la stiamo trattando – ha spiegato Legnini – tra le parti c’è il contratto collettivo in itinere, se ci fornissero una base d’appoggio solido in termini di intesa noi chiuderemmo immediatamente la partita dell’equo compenso”.
Legnini si è dimostrato intenzionato a proseguire anche qualora Fnsi e Fieg non trovassero un’intesa. “Ho anche la delega all’attuazione del programma di governo, quindi lo faccio ugualmente – ha continuato - Il mio timore è che in quel caso non sarà una soluzione solida.
L’equo compenso funzionerà se le parti sociali si faranno carico di farlo funzionare, non perché voglio deresponsabilizzare il governo, ma perché è così”. (rc)