7 marzo 2005 ore: 15:03
Famiglia

Progetto Sestante della fondazione ''Umana Mente'': in due anni assititi e ascoltati 770 ragazzi. Pomodoro (Tribunale Minori): ''La situazione dei minori a Milano non è peggiore rispetto a quella di altre realtà''

Livia Pomodoro

Livia Pomodoro. Foto Augusto Casasoli Contrasto

MILANO - Sestante. Si chiama così il progetto voluto due anni fa dalla Fondazione "Umana Mente" della Ras assicurazioni: uno strumento che  aiuti i minori disagiati a ritrovare la propria rotta personale. Nato nel gennaio 2003 dalla collaborazione con Caritas Ambrosiana, Sestante  è una realtà che coordina 4 centri di counselling, che in due anni di  attività hanno dato ascolto a 770 minori in difficoltà e alle loro  famiglie, residenti in  aree "difficili" della città come Quarto
Oggiaro, piazzale Loreto, zona Corvetto e Sesto S.Giovanni. "Abbiamo  incontrato un'adolescenza segnata da forte disorientamento - ha detto  Alessandra De Bernardis, responsabile di Sestante - e spesso i ragazzi  hanno di fronte degli adulti a loro volta disorientati, che  percepiscono le necessità dei ragazzi ma non riescono a dargli corpo".  Un comportamento evidenziato anche da don Virginio Colmegna, direttore  della Casa della Carità e responsabile di Caritas Ambrosiana ai tempi
dell'avvio del progetto Sestante: "Non dobbiamo partire dal
contenimento del disagio, ma dalla tutela del benessere del minore
- dice Colmegna -. La comunità adulta deve saper ascoltare i giovani, che  vanno protetti ed aiutati a crescere". Tuttavia, in città non ci sono emergenze particolari: "La situazione dei minori a Milano non è
peggiore rispetto a quella di altre realtà -dice Livia Pomodoro,
presidente del Tribunale dei minori-. L'importante è che ognuno di noi faccia di più, soprattutto dal punto di vista culturale, per costruire
i ragazzi di oggi".

I numeri di Sestante - In due anni di vita, Sestante ha dato ascolto e
assistenza a circa 770 minori, in gran parte italiani (81%). I giovani
stranieri (19%) sono in gran parte concentrati nel centro vicino a
Piazzale Loreto, gestito dalla cooperativa Farsi Prossimo. La
cooperativa S.Martino si occupa del centro di Quarto Oggiaro, la
cooperativa 'La Grande casa' di quello di Sesto S.Giovanni e
l'associazione Ce.A.S. del centro di zona Corvetto, che ha a
disposizione anche un camper per incontra i ragazzi direttamente sulla  strada. "Sestante lavora in rete con le scuole, i servizi sociali di zona, le Asl e le Unità neuropsichiatriche per l'infanzia e
l'adolescenza -dice la De Bernardis -. I punti di forza di questo
servizio sono la gratuità, la professionalità degli operatori, la
presenza sul territorio, la facilità di accesso alle strutture". Le famiglie di provenienza dei minori sono in gran parte sposate (56%),
seguite da quelle con genitori separati o divorziati (32%) e conviventi (7%). Non manca una quota (5%) di minori rimasti orfani di uno o
entrambe i genitori. Secondo la percezione degli operatori che
accolgono i ragazzi, la situazione economica delle famiglie di
appartenenza è "normale" nel 50% dei casi e "disagiata" nel 34%. A
fronte di un 9% di famiglie definite "agiate", soltanto nel 7% dei casi
è stato riscontrato uno stato di reale indigenza. "I centri si sono
trovati a lavorare non solo sullo zoccolo duro del disagio, ma anche
con famiglie percepibili come normali, che magari celano difficoltà sul
piano relazionale ed affettivo -spiega Alessandra De Bernardis-
Problemi che vanno affrontati, prima che diventino disagio onclamato e  devianza". Infatti, i principali 'fattori di rischio' individuati dagli
operatori sono le difficoltà realzionali con i genitori, seguite dalle
difficoltà relazionali con coetanei e adulti in genere, gli ostacoli
del percorso scolastico, la scarsa autostima e la tendenza a
disinvestire sui propri interessi. "Ci sono ragazzi che si pensano

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