Riforma Ipab. Piva (Sant’Alessio): “Non escludo altri casi Fiorito”
ROMA – “Non escludo che possano esserci altri casi Fiorito. Situazioni con contratti firmati, magari anche con morosità. Ma dobbiamo combattere l’opacità con la trasparenza. Per questo interverremo, non solo per dare un esempio, ma anche per fare il bene dell’istituto”. Il Centro regionale Ipab Sant’Alessio Margherita di Savoia volta pagina con l’arrivo del nuovo presidente Amedeo Piva voluto dal governatore della regione Lazio Nicola Zingaretti. Un incarico che arriva dopo il commissariamento per dare un segnale di svolta, in vista di una imminente “rivoluzione” delle Ipab in tutta la regione. A Redattore Sociale, Piva racconta le cattive condizioni in cui ha trovato le casse dell’Ipab paragonato ultimamente al Collegio Trivulzio di Milano per via della vicenda che lo scorso anno ha coinvolto Franco Fiorito, ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, risultato affittuario di un appartamento di proprietà del Sant’Alessio.
Per il Sant’Alessio è tempo di cambiare le regole, assicura Piva che avverte: per recuperare tutto il patrimonio occorrerà muoversi nelle “vie procedurali più appropriate” per evitare gli errori del passato. “I gesti simbolici ed eclatanti hanno fatto sì che questo istituto sia stato condannato ad un milione di euro per rimborsi a dirigenti allontanati incautamente – ha spiegato Piva -. Non dobbiamo fare grida manzoniane per poi rimediare. Dobbiamo andare avanti puntigliosamente, nei tempi giusti, con determinazione, senza voler emergere dal mondo perché si è tirata fuori la scure”. Anche perché, aggiunge Piva, molte vicende sono legate a “contratti nati nelle pieghe del sistema e non si può ricominciare da zero. Bisogna ripartire con i vincoli del diritto. Se ci sono dei contratti, bisogna rispettarli”.
La procedura per l’assegnazione degli immobili è trasparente, spiega Piva. “Per ogni affitto c’è un avviso pubblico, con una prima e una seconda chiamata. Poi una sola trattativa privata in cui l’affitto non può andare sotto una certa soglia. La procedura esiste. Si tratta di applicarla correttamente e diffonderla”. Tuttavia, spiega Piva, un’analisi di come viene utilizzato il patrimonio del Sant’Alessio è stata già avviata. “Non parto proprio da zero – spiega Piva -. Ci sono stati alcuni interventi che mi hanno preceduto e che hanno portato verso processi di approfondimento. Trovo già avviato negli ultimi mesi un buon lavoro di normalizzazione della gestione del patrimonio”.
Sant'Alessio, l'immobile in via Margutta 51 |
Un patrimonio immenso. Tuttavia, Piva riconosce che per quanto vasto sia il patrimonio del Sant’Alessio, non viene sfruttato al meglio. “Un patrimonio così ricco deve rendere molto di più – aggiunge Piva -. Faccio un semplice esempio: c’è una impalcatura in via Margutta 51a (a due passi da Piazza di Spagna, ndr) che è lì fissa da 15 anni, per la quale si paga l’affitto. Il che significa che c’è una palazzina inutilizzata da cielo a terra da 15 anni”. Un indirizzo che torna ancora tra quelli da mettere sotto sorveglianza perché lo stesso del caso Fiorito. Nel cuore di Roma, in una delle più belle (e costose) cornici della capitale che negli anni hanno ispirato e accolto registi e artisti di fama mondiale, da Federico Fellini a Giorgio De Chirico. Per Piva, però, occorre cambiare alcune procedure. “La difficoltà è che nel mercato non si può gestire in questa maniera un patrimonio del genere – aggiunge -. Il mercato è la ricorsa del cliente e non la può fare una struttura di vincoli pubblici. Forse dobbiamo trovare strumenti moderni per gestire il patrimonio in un modo più dinamico”. (ga)