8 settembre 2014 ore: 12:55
Salute

Suicidi in Italia e nel mondo

Nel 2010 si sono tolte la vita in Italia 8,7 persone al giorno (erano 10,7 nel 1995), in totale sono stati 3.048 i suicidi denunciati alla Polizia di stato e all’Arma dei carabinieri con un indice di rischio pari a 5,1 suicidi ogni 100 ...
Suicidi in Italia: andamento periodo 1985-2010

Nel 2010 si sono tolte la vita in Italia 8,7 persone al giorno (erano 10,7 nel 1995), in totale sono stati 3.048 i suicidi denunciati alla Polizia di stato e all’Arma dei carabinieri con un indice di rischio pari a 5,1 suicidi ogni 100 mila abitanti. Oltre 3 mila i tentativi di suicidio. Le statistiche sono riportate nella rilevazione “Suicidi e tentativi di suicidio” condotta dall’Istat con dati riferiti all’anno 2010. Altra fonte relativa al numero totale dei suicidi in Italia è la “Relazione sullo stato sanitario del paese (Rssp) 2009-2010 che segnala negli anni un numero maggiore di suicidi: 3.906 nel 2008 (erano per l'Istat 2.828) e 3.757 nel 2007 (2.867 per l'Istat). Lo studio del ministero della Salute indica un tasso grezzo di mortalità medio annuo relativo alla popolazione residente maggiore di 14 anni, pari a 7,3 suicidi per 100 mila residenti. In base a questi dati le persone che si suicidano ogni anno in Italia oscillano tra le 3.800 e la 4.000. Per l'Istat nel 2010 c’è stato un incremento di suicidi del 2,1% rispetto al 2009 e del 7,8% al 2008. La prevalenza dei suicidi tra gli uomini avviene per impiccagione (1.129 casi), la modalità più usata tra le donne risulta essere la precipitazione (238 casi). I dati sul quinquennio 2005-2010 relativi alla nazionalità delle vittime fanno osservare una crescita del numero dei suicidi tra gli stranieri (crescita legata anche all’aumento dei residenti presenti) da 201 nel 2006 a 264 nel 2010 (+31,3%). L’indice di rischio suicidario risulta tra gli stranieri è superiore a quello degli italiani: 6 suicidi ogni 100 mila residenti stranieri nel 2010.

Le aree geografiche. Il 53,4% del totale dei suicidi avviene nelle regioni del nord (1.628 nel 2010) il 20,5% in quelle del centro (624 sono stati i suicidi +11,2% rispetto al 2009) il 26,1% in quelle del sud, dove gli eventi nel 2010 sono stati 796 (-3,5% rispetto al 2009). La Lombardia con 496 casi pari al 16,3% di quelli censiti nel paese, detiene il primato della regione con il numero più alto di suicidi. Se si prendono in considerazione i valori medi annui, nel periodo 2006-2010 la Valle d’Aosta guida la graduatoria del rischio suicidario con un indice pari a 9,2 suicidi ogni 100 mila abitanti, seguita dal Friuli Venezia Giulia (9), dalla Sardegna (8,9) e dall’Umbria (8,6).

Profilo degli autori del suicidio. Nel 78,7% dei casi il suicida nel 2010 è stato un uomo, 2.399 casi contro i 649 di donne. Per ogni donna suicida quasi 4 eventi tra gli uomini. Nel 1985 si contavano 255 uomini suicidi ogni 100 donne suicide, 297 nel 1995, 301 nel 2000, 313 nel 2005 e 370 nel 2010. Considerando il rischio suicidario il tasso è di 8,2 suicidi ogni 100 mila uomini a fronte di 2,1 suicidi tra le donne. Risultano coniugate il 41% delle persone che si sono tolte la vita nel 2010, celibi il 33,4% (erano il 27% nel 1985), vedovi/e il 13% (pari a 394 suicidi). In aumento rispetto al 2008 e al 2009 i suicidi delle casalinghe e dei pensionati. Sono maggiormente gli anziani a togliersi la vita: tra il 2006 e il 2010 quelli di ultrasessantacinquenni hanno rappresentato il 35,3% dei suicidi compiuti, seguono nello stesso periodo, i suicidi nella fascia di età tra i 45 e i 64 anni (32,3%), tra i 25 e i 44 anni (26,6%), tra i 18 e i 24 anni (4%), sotto i 18 anni (1%). In termini assoluti nel 2010 si sono tolti la vita oltre 2.000 adulti dai 45 anni in su, 803 giovani (24-44 anni), 114 ragazzi di 18-24 anni e 24 minori. Emerge nell’anno 2010 una riduzione dei suicidi compiuti da minorenni (-20% rispetto al 2009 e -35,1% rispetto al 2008) mentre sono in crescita i suicidi appartenenti soprattutto alla fascia di età 45-64 anni (+5,8% nel 2010 in riferimento al 2009 e + 16,8% al 2008) fascia vulnerabile rispetto alla crisi economico-finanziaria in atto dal 2008 in Italia, crisi occupazionale che, soprattutto nel 2010, ha colpito maggiormente la popolazione in questa fascia di età.

Suicidi: andamento del tasso dei suicidi in Italia e in Europa
Guarda la tabella europea con i dati per paese (Pdf)

La situazione in Europa. Sono state 58.326  le morti per suicidio nei paesi europei (+2,4% rispetto al 2008). La Germania con 9.571 suicidi nel 2009 è lo stato che registra il maggior numero di suicidi in ambito europeo. Segue la Polonia (6.474), poi il Regno Unito (4.245), la Spagna (3.429) e l’Italia (2.986). I dati sono riportati nell’indagine istituzionale 2012 condotta dal’Eures (Ricerche economiche sociali) su dati Eurostat 2009. Nella media europea (Ue 27) il tasso suicidario nel 2009 si attesta a 10,3 suicidi ogni 100 mila abitanti. Con 31,5 suicidi ogni 100 mila abitanti la Lituania è in vetta per l’incidenza più elevata del fenomeno. Alto indice di rischio anche in Ungheria (21,8), Lettonia (20,7) e Slovenia (18,7). L’Italia, con una media di quasi 5 suicidi consumati per 100 mila abitanti registra il terzo valore più basso tra i paesi europei, preceduta da Cipro (3,1) e dalla Grecia (2,9). Affiancano il nostro paese gli indici della Spagna (6,3) e del Regno Unito (6,6).

A livello mondiale. Secondo i dati riportati nel primo report sui suicidi dell’Organizzazione mondiale della sanità (Settembre 2014), ogni anno, sono più di 800 mila le persone che muoiono a causa del suicidio, in media si registra una morte ogni 40 secondi. Il fenomeno riguarda in particolare i giovani: il suicidio è la seconda causa di morte tra i 15 e i 29 anni, la quinta tra i 30-49 anni. Nel complesso, si stima che nel corso del 2012, ad ogni decesso per suicidio coincidono almeno 27 tentativi di suicidio. 

Anche se il tasso di incidenza varia da nazione a nazione, a essere particolarmente colpiti sono i paesi a basso e medio reddito, che sopportano la maggior parte del carico globale dei suicidi: il 75 per cento di tutti i casi si verifica infatti nei paesi dell’ex Unione sovietica, in India, in Cina e alcune aree dell’Africa. Un dato apparentemente in controtendenza con l’immagine che si è avuta finora del fenomeno, considerato appannaggio dei paesi più ricchi e industrializzati. 
Il tasso dei suicidi è alto in paesi come la Cina, (oltre 120mila casi nel 2012) dove il dato riguarda soprattutto le zone rurali e, in controtendenza rispetto a quanto accade nel resto del mondo, le donne (67.542 rispetto ai 53.188 uomini). Nelle zone rurali cinesi, si è visto che spesso venivano utilizzati pesticidi o sostanze usate nell’agricoltura. 
Altre zone fortemente colpite dal fenomeno sono i paesi dell’ex Unione sovietica, il Giappone (30mila casi nel 2012) e l’India (258mila nel 2012. Tra i paesi al vertice della spiacevole classifica del record di suicidi spiccano la Guyana (dove si verificano 44,2 suicidi ogni 100 mila abitanti), ma anche la Corea del Sud, lo Sri Lanka, la Lituania, Suriname e il Mozambico. In Europa il fenomeno colpisce invece soprattutto paesi come la Bielorussia, l’Ungheria, l’ Ucraina, la Lettonia e la Finlandia.
 

 

Documenti

Il suicidio in Italia al tempo della crisi: caratteristiche, evoluzione e tendenze - II Rapporto Eures 

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