19 marzo 2014 ore: 13:04
Economia

Tragedia del Rana Plaza, "la Benetton risarcisca le vittime"

A chiederlo è la Clean Clothes Campaign che ha lanciato una petizione online per il rispetto degli accordi firmati all’indomani della tragedia. Lucchetti, portavoce Campagna Abiti Puliti: "Benetton non si sta ancora assumendo le sue responsabilità per i diritti dei suoi lavoratori"
Crollo in Bangladesh del Rana Plaza a Sava Crollo in Bangladesh del Rana Plaza a Sava

Crollo in Bangladesh del Rana Plaza a Sava

ROMA – E’ ora che Benetton mantenga le sue promesse. A chiederlo è la Clean Clothes Campaign (Ccc)  che ha lanciato una petizione online per chiedere alla società italiana di risarcire le vittime della tragedia del Rana Plaza, che ha visto la morte di 1.138 persone e il ferimento di altre 2.000.

boxDall'inchiesta condotta dai giornalisti di Presa Diretta in collaborazione con la Campagna Abiti Puliti (Ccc Italia), è emerso una evidente violazione dei termini dell’Accordsul Bangladesh, firmato anche da Benetton nel maggio del 2013. L’accordo, sottoscritto sotto la pressione di una campagna mondiale che aveva raccolto oltre un milione di firme online, prevede, tra gli altri punti cardine, la consegna della lista completa dei fornitori allo scopo di far rispettare gli standard di sicurezza internazionali a tutte le fabbriche utilizzate dai firmatari. “Le riprese effettuate dai giornalisti – dichiara la Ccc –  mostrano almeno due fornitori che Benetton non ha incluso nella lista degli stabilimenti che avrebbero dovuto essere ispezionati dal team dell’Accordo. In questo modo Benetton non solo ha violato un accordo vincolante, ma continua ad esporre dei lavoratori al rischio di un’altra tragedia. E non è la prima volta che Benetton è venuta meno agli impegni che si è assunta o che avrebbe dovuto assumersi”, continua la Clean Clothes Campaign.

Nell’aprile 2013 infatti Benetton ha negato di rifornirsi presso una delle fabbriche del Rana Plaza per poi essere smentita da alcune fotografie raffiguranti i loro prodotti tra le macerie. Nel settembre 2013, nonostante l’adesione al Comitato di Coordinamento Arrangement, istituito per gestire i risarcimenti per i feriti e i familiari dei defunti del Rana Plaza, si è rifiutata di firmare l’Arrangement, escludendosi dal Comitato. Questo significa che ad oggi Benetton non ha effettuato alcun versamento al Fondo predisposto.

“La Clean Clothes Campaign è certa che l’Accordo sulla prevenzione degli incendi e la sicurezza aggiungerà questi fornitori nella lista delle ispezioni, ma è chiaro che Benetton non si sta ancora assumendo le sue responsabilità per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici che producono i suoi indumenti”, dichiara Deborah Lucchetti, portavoce della Campagna Abiti Puliti, i vista del primo anniversario della tragedia del Rana Plaza. “Chiediamo a Benetton di cambiare atteggiamento verso il diritto delle vittime ad essere pienamente risarcite, firmando l’Arrangement e versando un contributo di almeno 5 milioni di dollari nel Trust Fund internazionale. Ci aspettiamo che l’azienda annunci la sua partecipazione al Fondo entro l’anniversario del Rana Plaza – conclude Lucchetti –assumendo un ruolo guida nel processo che restituisce giustizia alle vittime”.

La Campagna Abiti Puliti chiede inoltre alla Benetton, così come agli altri marchi italiani coinvolti nel disastro del Rana Plaza, Manifattura Corona e Yes Zee, di rendere pubblici i dati delle donazioni secondo il principio della massima trasparenza.

 

 

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