12 giugno 2017 ore: 09:09
Salute

Servizi e un modello da creare: la "sfida" delle cure palliative a casa

L'analisi di Antonella Serafini (Aipo): in Italia a un punto di svolta. Il paziente con cronicità grave o terminale può iniziare ad affrontare il suo decorso in una situazione che risponde maggiormente alle necessità di dignità e serenità
Assistente sociale con anziano, mani - SITO NUOVO

Roma - Le cure palliative sono in Italia a un punto di svolta: con il Dpcm "Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza" (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 18/3/2017) le cure palliative sono infatti state riconosciute come livello essenziale di assistenza, comprendendo in esse anche la gestione organizzata (art.23) delle cure domiciliari. Nei nuovi Lea viene in pratica riconosciuta e garantita "la specificita' specialistica delle cure palliative non piu' inquadrate nel contenitore indifferenziato delle cure domiciliari rivolte alla non autosufficienza e alle fragilita' che non richiedono un approccio palliativo". Nella concezione oggi condivisa, la casa è il luogo di cura e di setting piu' idoneo per le terapie palliative. La gestione del cronico oggi puo' quindi essere pensata come affidata alla famiglia supporta dal medico di medicina generale, dagli specialisti e dai caregiver. Per Antonella Serafini, componente dell'esecutivo AIPO e responsabile della pneumologia al presidio ospedaliero di Imperia, questo passo, dopo la legge38-2010, costituisce un "vero punto di speranza per tutti i pazienti di malattie croniche respiratorie e per le loro famiglie".

Intervenendo al 44^ Congresso Nazionale AIPO, la Serafini ha ricordato che spesso quando si pensa alle cure palliative per malati terminali, si pensa solo ai pazienti con neoplasie: "invece le famiglie ed i pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva, fibrosi polmonare, patologie neuromuscolari con manifestazioni cliniche respiratorie, sono drammaticamente coinvolte nella gestione del periodo piu' critico della loro esistenza. Ebbene: oggi questi pazienti hanno la possibilita' di non essere piu' abbandonati ad una serie infinita di ricoveri d'urgenza, devastanti per la persona e per la sua famiglia".

Ecco il punto di svolta: il paziente con cronicita' grave o terminale puo' iniziare ad affrontare il suo decorso in una situazione che risponde maggiormente alle necessita' di dignita' e serenita' della persona. Gli pneumologi precisano pero' la tempistica dell'intervento palliativo a domicilio affinche' questo possa essere significativo: "non si pensi che le cure palliative siano quelle che giungono nella fase ormai terminale della malattia. Si tratta di cure che per essere efficaci devono iniziare molto presto". Precisa la Serafini, "piu' sono precoci queste cure e piu' la qualita' della vita puo' rimanere accettabile. Occorre intervenire in pratica quando la persona con una storia di ossigenoterapia e di ripetuti ricoveri, frequenta ancora gli ambulatori. Fondamentale in questo approccio e' la triangolazione virtuosa tra medico di medicina generale, specialista e famiglia, perche' le cure palliative a domicilio sono il frutto di una dinamica convergenza assistenziale". Le cure palliative domiciliari così identificate sono dunque "il nuovo paradigma della complessità assistenziale, perche' riguardano organizzazione dei servizi, percorso clinico, risposta a bisogni psicologici e gestione di profonde difficoltà sociali".

Cosa manca affinche' tutto questo diventi realta'? Un Decreto necessita naturalmente di implementazioni precise sul territorio, capaci di adattarsi alle differenti situazioni regionali: cosa deve accadere oggi per rispondere davvero alle necessita' dei pazienti e delle famiglie? "Oggi l'urgenza consiste nella creazione di un modello standard di realizzazione delle cure domiciliari. E su tutto questo le societa' scientifiche, in primis Aipo, hanno la possibilita' di contribuire nella creazione di Pdta e di modelli vari di assistenza che dovranno essere poi definiti da Ministero e Regioni". E se qualcuno inizia ad affermare che per questo nuovo approccio domiciliare alle cure palliative non ci sono i fondi necessari? Antonella Serafini e' categorica: "Dobbiamo farcela, senza se e senza ma. Ricordiamo che le cure palliative domiciliari sono un dovere istituzionale e porteranno - non dimentichiamocelo - a un risparmio immenso per il SSN, evitando migliaia di ricoveri inappropriati". (DIRE)

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