9 marzo 2015 ore: 15:16
Economia

Sgombero palazzo ex Telecom a Bologna, gli occupanti si preparano a resistere

“Questa è la nostra casa”. Il Tribunale concede il sequestro dello stabile di via Fioravanti. Il rischio per le 70 famiglie che lo occupano è la strada. Nei giorni scorsi l’onorevole Zampa ha visitato la struttura: “Bisogna far uscire le persone dall’illegalità, ma serve tempo”
Bologna edificio ex telecom occupato

BOLOGNA - Sono pronti a resistere e barricarsi dentro se necessario. Gli occupanti del palazzo ex Telecom di via Fioravanti a Bologna, di sgombero non vogliono proprio sentirne parlare. Nei giorni scorsi, il Tribunale del riesame ha accolto il ricorso della Procura e ha deciso di dare esecuzione al sequestro preventivo dello stabile, decisione che apre alla procedura per lo sgombero. Le circa 70 famiglie (oltre 200 persone) che da 3 mesi vivono all’interno dell’edificio sono guardinghe e osservano con attenzione chiunque si avvicina al loro portone d’ingresso. “È la nostra casa”, dicono in coro i ragazzi che aspettano di stendere i panni nella lavanderia comune realizzata nel palazzo, “se ci cacciano da qui non sappiamo dove andare”.

Un problema non da poco visto che oltre agli adulti all’interno della struttura ci sono circa un centinaio di minori. Lo stabile è presidiato giorno e notte dai ragazzi del collettivo Social Log, che sotto le Due Torri si battono per il diritto alla casa. “A Bologna esiste un problema abitativo e sociale molto serio – dice Francesco Bondi di Social Log – Non si può pensare di risolverlo a colpi di sgomberi, come invece vorrebbe fare la Procura. Noi resisteremo e non ci muoveremo da lì”. Il punto su cui insiste Social Log è dare una risposta concreta al problema abitativo. “Non siamo contrari a cercare soluzioni con le istituzioni – continua Francesco – ma vogliamo capire se esiste o meno la volontà di farlo. Perché a oggi non abbiamo visto nulla. Anche sulla questione del protocollo sfratti firmato in Prefettura, non abbiamo capito che cosa c’è dentro ed è ancora tutto fermo. Intanto c’è gente che perde la casa e non sa dove andare”. Una situazione complicata che negli ultimi mesi ha visto il moltiplicarsi di occupazioni in giro per la città a causa dell’accrescersi del numero degli sfratti. Un’emergenza che rischia di aumentare il disagio sociale. Infatti, in base al decreto Lupi molte persone che vivono in occupazione non possono richiedere la residenza. In questo modo viene meno la possibilità di accedere a servizi e di vedersi riconosciuti alcuni diritti che consentono di poter cercare lavoro e avere assistenza.

“Bisogna che queste persone escano da uno stato d’illegalità – dice Sandra Zampa, deputata  bolognese e vicepresidente del Partito Democratico – A oggi, sono da considerarsi dei fantasmi e questo non va bene”. Per farlo, secondo Zampa, occorre avviare un percorso, a livello nazionale e locale, in cui da un lato si migliorino alcuni dei punti del decreto Lupi e dall’altro si consenta alle amministrazioni locali di avere il tempo d’individuare alloggi per le famiglie in difficoltà. “Insieme a Sergio Lo Giudice qualche giorno fa siamo entrati nell’ex Telecom per incontrare le famiglie che vi abitano e vedere con i nostri occhi la situazione – continua Zampa – Non discuto la decisione del Tribunale, del tutto valida dal punto di vista giuridico, ma credo sarebbe stato meglio aspettare e concedere più tempo in modo da trovare una soluzione che consentisse di avviare un percorso legale”.

Un’opinione condivisa e sostenuta dall’assessore al Welfare del Comune di Bologna Amelia Frascaroli che aveva accolto con qualche remora la notizia della decisione del Tribunale del riesame. “Stiamo lavorando per individuare immobili e altri alloggi per le famiglie in difficoltà – spiega Frascaroli – solo che occorre tempo per farlo. Il nostro dovere è tutelare le fasce deboli. In caso di sgombero, però, toccherà a noi trovare una soluzione immediata visto che ci sono dei minori e questo non farà altro che creare una situazione ancora più emergenziale”.

Dal giorno dell’occupazione, nel dicembre scorso, di lavori nell’ex Telecom ne sono stati fatti tanti:  molte delle stanze, che una volta ospitavano scrivanie e scaffali da ufficio, oggi sono diventate mini appartamenti con cucine e camere da letto. Non solo, è stata realizzata anche una stanza dei giochi per bambini e nel parcheggio sotterraneo gli occupanti stanno costruendo un piccolo campo da calcetto. Oltre al lavoro sugli spazi comuni, ognuno cerca di attrezzare la casa al meglio. C’è chi come Noureddine, 34 anni muratore di origine marocchina che vive con i suoi genitori in uno dei tanti uffici riconvertiti, ha ridisegnato il suo piccolo appartamento ricavandone 2 camere da letto, un soggiorno e l’angolo-cucina. “Ora sto costruendo una doccia in un’altra stanza – dice mostrando il box doccia appoggiato a terra – Mi ci vorrà un po’ di tempo. Così, però, avremo un po’ di intimità”. Molti dei mobili che ci sono negli appartamenti arrivano da abitanti del quartiere che hanno regalato agli occupanti armadi, sedie, poltrone che altrimenti avrebbero buttato via. (Dino Collazzo)

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