Milano, i 1.300 imprenditori musulmani si preparano al Ramadan
Ramadan uomo in preghiera
In città le imprese gestite da imprenditori islamici sono 1.311, concentrate soprattutto nella zona Nord-Est. Dopo il “quadrilatero della moda”, Milano oggi ha anche un “triangolo islamico” tra viale Monza, via Padova e via Crespi, dove si concentrano 215 ditte tra alimentari, ristoranti, negozi di abbigliamento e calzature, macellerie e bar. A seguire, la zona di Inganni, che conta 65 “aziende musulmane”.
Le imprese sono coinvolte su due fronti: da un lato, come fedeli che partecipano alle festività e dall'altro come erogatori di servizi per gli altri membri della comunità. Così, i negozi di alimentari cambieranno l'orario di apertura e di chiusura per dare da mangiare ai fedeli dopo che è calato il sole, mentre chi vende abbigliamento o oggettistica garantirà ai credenti vestiti cuciti apposta per la festa di Id al-fitr (“festa dell'interruzione”) con cui si rompe il mese di digiuno, che quest'anno cade il 29 di agosto.
La mappa svela che l'esercizio commerciale più diffuso tra i musulmani è la bancarella ambulante per la vendita di vestiti (677 nella sola Milano, con 36 negozi di vendita al dettaglio, mentre se si considera la Provincia si sale fino a 1.050 ambulanti e 47 negozi), la metà del totale di ambulanti milanesi. Si parla arabo anche in 50 ristoranti cittadini, 518 compreso l'hinterland e in 153 alimentari. Sono soprattutto gli egiziani, pari al 5,9% degli immigrati in Lombardia, i titolari delle imprese straniere (4.783, 315 in più dello scorso anno), seguiti dai marocchini (1.679 rispetto ai 1.544 del 2010), che sono però il 10,6% degli stranieri in Lombardia. Terza piazza per il Bangladesh, che conta 832 titolari d'impresa a Milano nel 2011, a fronte di 701 nel 2010 e ha una popolazione solo dell'1,6% in regione. (Lorenzo Bagnoli)