Accoglienza rifugiati, a Torino crescono parrocchie e famiglie disponibili
TORINO - Le parrocchie di Torino si preparano a far rete per l’accoglienza dei profughi. L’invito è arrivato dall’arcivescovo Nosiglia, che una settimana fa - all’acuirsi dell’emergenza - ha esortato la curia torinese a mettere a disposizione posti per i numerosi migranti in arrivo nella provincia sabauda. In particolare, Nosiglia si è rivolto ai moderatori e ai referenti territoriali di enti come la Caritas, il volontariato Vincenziano “e tutte le altre realtà che lavorano nel sociale”: l’invito è a costituire in ciascuna Unità pastorale dei moduli d’accoglienza temporanea capaci di ospitare 5 persone ciascuno, cercando la disponibilità di “parrocchie, istituti religiosi, case di risposo e strutture ecclesiali presenti sul territorio”
Da allora, a quanto pare, il telefono della Pastorale migranti - l’ente che si sta occupando di strutturare la nuova rete - non avrebbe mai smesso di squillare. “Moltissime parrocchie - spiega il direttore Sergio Durando - ci stanno chiamando per comunicarci la loro adesione. Si tratta, per il momento, di dati parziali, ma possiamo dire che la maggior parte delle strutture ha già chiesto di entrare nell’iniziativa”. Sarebbero una sessantina, al momento, le adesioni arrivate negli uffici della pastorale; ma per Durando la fase più lunga e complessa dell’operazione è quella che dovrà iniziare a breve. “Si tratta - continua - di individuare dei referenti per ogni struttura messa a disposizione; di capire come smistare i migranti, in base anche al fatto che parlino o meno in italiano; dunque bisognerà anche procedere a un censimento dei posti e del personale”.
Ma non sono solo le parrocchie ad essersi mostrate disponibili all’accoglienza. Secondo Durando, l’appello di Nosiglia avrebbe ridato impulso, in questo senso, anche alle famiglie torinesi; molte delle quali avevano già ospitato i rifugiati arrivati in città con il progetto di accoglienza diffusa lanciato dal Comune un paio d’anni fa. “Al momento - spiega il direttore - abbiamo circa 40 nuclei che ci hanno contattato per aderire all’iniziativa; ma i dati sono in forte crescita, e non ci sarebbe da stupirsi se, tra qualche ora, altre 10 o 15 famiglie si fossero aggiunte”. Dulcis in fundo, ultimi a unirsi alla catena di solidarietà sono i seminaristi dello studentato diocesano di via Lanfranchi, che si sono detti disponibili a condividere il tetto con i profughi in arrivo a Torino.
La Diocesi starebbe inoltre riflettendo seriamente sulla ristrutturazione e il coinvolgimento di alcuni immobili dismessi. “Nell’ultimo anno - spiega Durando - abbiamo attivato diverse esperienze di questo genere. È il caso, ad esempio, delle due palazzine della ‘Città dei ragazzi’, un ex centro di formazione che al momento ospita una sessantina di migranti. C’è inoltre l’edificio di via Madonna delle Salette, che era stato occupato da un centinaio di profughi e che in seguito la curia ha concesso loro in gestione, grazie alla stesura di un progetto comune al quale, oltre ai migranti, hanno partecipato la stessa curia e i centri sociali”. Già la scorsa settimana, Nosiglia aveva voluto sottolineare come la Diocesi torinese stesse già ospitando, in diverse strutture, circa 500 rifugiati: “Non si tratta - aveva spiega ai cronisti di Repubblica - di una accoglienza solo notturna, come per quella offerta ai senza dimora da alcune parrocchie; ma di ospitalità completa per alcuni mesi, in base alle necessità e alle indicazioni che le Istituzioni pubbliche potranno fornirci”. (ams)