Barriera al Brennero, “a Bolzano si vive sospesi”
BOLZANO – “Ieri abbiamo sentito che al confine si cominciava a parlare di filo spinato. E sui treni austriaci è tornata la polizia, che non si vedeva più da tempo. Anche le forze dell’ordine italiane sono tornate a presidiare il confine: al momento non succede nulla, ma si respira un’aria pesante, sospesa, come se si stesse aspettando qualcosa, qualcosa a cui non sarà possibile sottrarsi”: a parlare è Eliana Muraro, brasiliana d’origine ma bolzanina d’adozione, che un anno fa ha dato vita, insieme con altri uomini e donne alto-atesini e austriaci, a Binario1, gruppo di volontari autogestito impegnato nell’accoglienza dei profughi in transito dalla città o bloccati in essa, lavoro portato avanti sui binari della stazione.
“Sono passata ieri dalla stazione, ho visto il treno delle 16.30 diretto verso l’Austria: non hanno fatto scendere nessuno, meglio così”. In realtà, racconta, è da un po’ che dalla stazione di Bolzano passa poca gente: solo negli ultimi giorni è tornata a essere frequentata, soprattutto la sera, “quando con l’ultimo treno arrivano le persone che l’Austria rimanda in Italia: 5, 6, 10 persone, che però non si fermano qui, ma cercano subito un modo per raggiungere gli amici e i parenti, spesso tra Verona e Bologna, per ritentare insieme l’attraversata del confine”. E spiega come le donne e gli uomini arrivati o transitati in questi giorni – soprattutto eritrei – sono molto diversi da quelli di un anno fa: “Oggi sono molto riservati, hanno paura. I conoscenti che già sono passati da questa esperienza li hanno messi in guardia. Così, non accettano nemmeno un pasto: non si fidano, mentre prima erano – forse ingenuamente – molto più aperti. E per noi offrire aiuto è decisamente più complicato”.
Eliana spiega che la Provincia di Trento ha già assicurato un aiuto a Bolzano nel caso l’Austria, davvero, chiudesse le frontiere: “A quel punto molto dipenderà anche dalla Protezione Civile. Noi come Binario1 faremo il possibile”. E ricorda la manifestazione del 3 aprile per protestare contro il muro austriaco a cui il gruppo ha preso parte: “Ci sono stati anche scontri violenti con la polizia, a cui avremmo preferito non assistere”.
“Sappiamo bene che dietro a tutta questa situazione ci sono motivazioni politiche: le stiamo aspettando, perché per il momento anche noi viviamo nel mistero. Nel frattempo, però, non restiamo con le mani in mano”. Già, perché Binario1 da mesi segue un gruppo di 240 ragazzi – tutti maschi, non minorenni ma giovanissimi – che da un anno e mezzo è bloccato a Bolzano in attesa di ottenere l’asilo politico. Tutti hanno fatto richiesta, se la sono vista respingere, così hanno fatto ricorso e ora vivono in un limbo. Vengono dall’Afghanistan, dal Pakistan, dal Gambia, dalla Nigeria, non hanno un posto dove stare, spesso nemmeno niente da mangiare. “Questo inverno – continua Eliana – siamo riusciti a convincere la politica ad autorizzare l’emergenza freddo, così sono stati accolti in alcuni capannoni. Ma ora che succederà? Come Binario1, insieme con altre associazioni che si occupano di accoglienza, chiediamo alle istituzioni una decisa presa di posizione. È necessario trovare subito una sistemazione adeguata a questi ragazzi, per poter cominciare ad accogliere veramente”. (Ambra Notari)