Da Pistoia a Lourdes: il pellegrinaggio di Andrea ed Elena in side-bike
LOURDES - Federica, volontaria dell’Unitalsi della sottosezione di Pistoia, è la mamma di Andrea, tredicenne con una grave disabilità. Insieme a lui, a suo marito Giulio, a Elena – 42 anni, anche lei disabile –, ad alcuni amici e volontari, a un gruppo di cicloamatori del circolo “Oscar Romero”, è arrivata a destinazione: Lourdes. Erano partiti tutti il 14 settembre dal santuario di Valdibrana a Pistoia: Andrea ed Elena su side-bike, bicicarrozzine adattate, gli altri pedalando in sella alle loro bici. Un’impresa unica: hanno percorso oltre 1.200 chilometri in 12 giorni. Un pellegrinaggio davvero speciale, assicura Federica: “La vita è sempre un dono: nostro figlio ci ha permesso di incontrare Dio. Perché Andrea si sveglia la mattina, ci sorride e ci dice: ‘Io sono amore’”. Mentre Elena racconta di averlo vissuto “come un viaggio emozionante, anche pieno di difficoltà. Quando me l’hanno proposto, lì per lì ho pensato: ma sono tutti matti! Poi però mi è sembrata un’idea fantastica. Un’idea così bella che quando mi hanno proposto di andare con loro, ho detto subito di sì”. Ieri pomeriggio, nella cittadina dei Pirenei assolata, hanno sfilato insieme alle loro bici durante la processione eucaristica, inserita nel pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi. Con il ciclopellegrinaggio hanno voluto testimoniare “la fede che ci accomuna, la preghiera per Maria. E poi l’amore, quello che Andrea mette negli sguardi che dà al suo babbo Giulio. Infine, l’amicizia: la consapevolezza di avere amici come i nostri sempre pronti a sostenerti anche nelle salite più dure”, commenta Federica.
Quella di Andrea per le due ruote è una passione indubbia: con il suo casco rosso nel 2010 partecipa, in sella a una bici speciale guidata dal padre, alla Marcia della pace con una squadra di ciclo-amatori, da Pistoia ad Assisi. L’anno successivo raggiunge Loreto, mentre nel 2012 in tre giorni arriva a Roma, dove viene accolto dall’ex sindaco Gianni Alemanno. “Siamo venuti in Campidoglio – spiega mamma Federica – perché volevamo dare all’evento la massima risonanza, dimostrando che una persona con disabilità può fare qualunque cosa”. Il ragazzo è nato con una rarissima malformazione genetica. La diagnosi? “Non compatibile con la vita – ricorda Federica –. A noi sembrò che il mondo si fosse fermato e eravamo convinti che Andrea non avrebbe mai avuto una vita ‘normale’. Continuavamo a ripetere che, se fosse stato sano, avremmo fatto questa o quella cosa, ma lui non era sano e tutto ci sembrava impossibile da realizzare. Abbiamo pregato molto e Dio ha lasciato che il nostro Andrea superasse tutte le crisi e le difficoltà che la sua fragilità fisica gli poneva. Quando ha cominciato a stabilizzarsi abbiamo cercato di fare tutte quelle cose che normalmente si fanno con i figli e dunque perché non fare delle belle girate in bicicletta, visto che il babbo ha una passione per il ciclismo?”. (lab)