23 febbraio 2015 ore: 12:14
Giustizia

L’incubo di Tayeb, “probabile militante islamista” messo sotto protezione

Il presidente della Comunità araba-siriana dell’Emilia, racconta la gogna mediatica subita dopo il sequestro di Greta e Vanessa. In suo favore una petizione lanciata da Q-Code Magazine e firmata da 600 giornalisti e studiosi
MIlitanti islamici

Per Amedeo Ricucci, storico inviato Rai in particolare nei paesi del Medio Oriente, l’impreparazione dei servizi di sicurezza italiani e l’isteria che potrebbe cogliere alcune testate nel trattare i legami tra la guerra in corso in Siria, l’ascesa dell’Isis e il coinvolgimento di musulmani residenti in paesi europei rischiano di innescare dinamiche pericolose. Ne è un chiaro esempio, a suo parere, la vicenda di Yasser Tayeb, presidente della Comunità araba-siriana in Emilia, che dall’inizio del conflitto si è coordinato con decine di organizzazioni per l’invio di aiuti umanitari in Siria.

Gogna mediatica. All’inizio del 2015 Tayeb si è ritrovato stritolato da una gogna mediatica che a oggi continua ad avere pesanti strascichi sulla sua vita. Tra i volontari con cui Tayeb è entrato in contatto, c’erano Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due attiviste rilasciate a gennaio dopo il sequestro da parte di una brigata del Fronte al-Nusra. All’indomani della liberazione, citando una vecchia informativa dei Ros , il Giornale indica Tayeb come “un probabile militante islamista”, suggerendo che avrebbe potuto giocare un ruolo attivo nel sequestro. È la stessa procura di Roma a smentire il contenuto dell’articolo; ma a quel punto, in un gioco di tessere del domino in caduta libera, decine di siti e testate hanno già rilanciato le accuse, dando vita a quella che Ricucci non esita a definire “una vergognosa macchina del fango”.

Mai aiutato nessuno ad andare in Siria. “Da un giorno all’altro - spiega Tayeb - mi sono ritrovato al centro di un meccanismo perverso. Da tutta Italia mi accusavano di avere spinto queste due ragazze nelle mani dei terroristi: senza considerare che noi non abbiamo mai aiutato nessuno ad andare in Siria. Le associazioni che si rivolgono a noi lo fanno per ottenere una sorta di riconoscimento ufficiale da parte della comunità arabo-siriana, che serve loro per questione di credibilità da spendere soprattutto in Italia. Quando qualcuno ci ha chiesto aiuto per andare fisicamente a portare aiuti in Siria, gli abbiamo sempre fatto presente che era più sicuro e conveniente spedirli tramite cargo: quantomeno perché, in questo modo, i soldi che si risparmiano in biglietti aerei possono essere investiti per inviare più materiale. Finora ci siamo sempre mossi così: io stesso oggi avrei delle serie difficoltà per tornare a casa, dal momento che molte delle persone che conoscevo sono state uccise dai cecchini e dai bombardamenti”.
Nonostante la smentita della Procura di Roma e le rettifiche di alcuni quotidiani, la scorsa settimana la questura di Bologna ha ritenuto opportuno mettere Tayeb in regime di protezione, dopo che uno striscione intimidatorio a firma dell’organizzazione neofascista “Forza nuova” è stato rinvenuto di fronte alla pizzeria che da anni gestisce nel bolognese.

Petizione. Nel frattempo, il caso ha dato impulso a una petizione promossa da Q-Code Magazine e firmata da oltre 600 tra giornalisti e studiosi di Islam e Medio Oriente, per denunciare “la cattiva informazione che i media italiani stanno veicolando su tutto ciò che riguarda il mondo arabo e l’Islam”. “L’intenzione - spiega il direttore Christian Elia - è di consegnare le firme all’ordine dei giornalisti e chiedere al presidente Iacopino di prendere una posizione decisa. Di fatto, oggi assistiamo a una continua violazione di ogni codice di autoregolamentazione di cui la nostra categoria ha ritenuto di dotarsi: noi chiediamo che chi non rispetta queste regole, chi gioca con la vita delle persone senza curarsi delle conseguenze inizi finalmente a rispondere delle sue azioni”.

Parole a cui fare attenzione. Elia sta inoltre lavorando a un portale sul mondo arabo, “da realizzare con la collaborazione di una rete di giornalisti, inviati ed esperti di mondo islamico” “L’idea - spiega - è di mettere a disposizione di chiunque una serie di schede tecniche, di facile consultazione e con le definizioni per una serie di termini che non possono più essere usati a sproposito: penso a concetti come ‘salafita’, ‘sciita’ o ‘alawita’; ma anche alla corretta definizione di organizzazioni come i ‘Fratelli musulmani’, che sempre più spesso vengono accostati al terrorismo internazionale”. (ams)

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