Lgbt, Arcigay: "Allarmano le gang e gli adescamenti sulle dating app"
ROMA – Bullismo a scuola, adescamenti a fine di pestaggio e rapina tramite le dating app, omicidi, maltrattamenti in famiglia. È allarmante il quadro reso noto oggi da Arcigay che, in occasione della Giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia ha diffuso un Report attestante 149 casi di violenza o discriminazione nei confronti delle persone Lgbtqi+ riportati dagli organi di informazione dal 17 maggio 2023 a oggi. Uno dei fenomeni che allarma di più – fa sapere Arcigay – è quello degli adescamenti degli adulti gay da parte di malintenzionati, spesso gruppi di ragazzi che replicano una modalità tipica dei gruppi neonazisti attivi nei Paesi omofobi: si apre un profilo falso su grindr, la dating app più un diffusa tra gli omosessuali maschi, si adesca un gay adulto, gli si dà appuntamento in un luogo. Una volta lì, il ragazzo assieme ai complici pesta e rapina l’uomo. In alcuni si arriva anche alle sevizie, al ricatto, all’estorsione. Durante gli ultimi 12 mesi vicende di questo tipo si sono verificate a Treviso, Firenze, Perugia, Trapani, L’Aquila, Foggia. In altri casi, il contatto è avvenuto sempre attraverso dating app, ma l’inganno era portato avanti da una persona sola. In altri casi ancora non si usa la dating app, l’approccio è direttamente per strada, e il gruppo di aggressori arriva a essere numerosissimo. In uno dei processi relativi a queste vicende, gli aguzzini –poi tutti condannati – si sono difesi sostenendo che i raid punivano quegli uomini perché “pedofili”. Nonostante questo argomento non abbia prodotto procedimenti paralleli per pedofilia e non siano emersi riscontri in tal senso, in gran parte degli articoli di cronaca la vicenda è stata raccontata come l’atto di “giustizieri” che punivano dei “pedofili”, solo in qualche caso “presunti”. Questi crimini raramente emergono per la denuncia delle vittime, anzi nella stragrande maggioranza dei casi le vittime scelgono di risultare irreperibili.
Adolescenti in pericolo: un 13enne si è tolto la vita a Palermo
A novembre scorso il Paese è stato attraversato dalla notizia di un ragazzino di 13 anni che si è tolto la vita a Palermo. Il ragazzo era bullizzato perché gay. Il suicidio in generale, e in particolare quello agito da minori, resta invisibile, chiuso nel dolore intimo delle famiglie. Solo poche storie emergono, tuttavia proprio pochi giorni fa è stato reso pubblico uno studio condotto negli Stati Uniti da The Trevor Project che riporta che circa il 41% dei giovani Lgbtq+ di età compresa tra 13 e 24 anni in quel Paese ha preso seriamente in considerazione il suicidio nell’ultimo anno, mentre il 14% l’ha seriamente tentato.
Persone transgender: bersagli di una violenza spietata
Allarme altissimo, secondo Arcigay, nei confronti delle persone transgender, destinatarie di una violenza spietata. Due omicidi, a Cassino il 27 maggio 2023 e a Roma il 18 giugno 2023, uno stupro a Napoli, una lunga lista di aggressioni. E il pestaggio di Bruna, una donna trans, nel maggio 2023 a Milano da parte di alcuni agenti della polizia locale.
La famiglia non sempre è un luogo sicuro
Genitori che insultano, umiliano, minacciano, chiudono in casa o cacciano, aggrediscono picchiano i propri figli e figlie o installano telecamere nelle loro stanze. L’Agenzia per i Diritti fondamentali dell’Unione europea ha consegnato pochi giorni ad Arcigay gli esiti di uno studio condotto su campione della popolazione lgbtqia+ in Italia: il 18% ha dichiarato di aver subito tentativi di “conversione” o “guarigione” dall’omosessualità. Ed è la famiglia il luogo in cui viene agita questa violenza, con una frequenza stimata secondo l'Ue in quasi 1 caso su 5.
Bullismo e censura a scuola
Nella scuola convergono due tensioni, fa notare Arcigay: la prima è generata dal bullismo, sempre più invisibile negli spazi scolastici alle figure educative, invece sempre più violento all’esterno, nei tempi e negli spazi informali. La secondo dalle discriminazioni agite dai docenti o dai dirigenti scolastici, anche solo attraverso la censura dei contenuti – film, video, fotografie – che ritraggono o raccontano l’omosessualità.
La violenza negli spazi pubblici
Gran parte degli episodi censiti nel report 2024 descrivono un corpo a corpo violento al quale spesso le persone lgbtqi+ sono chiamate nell’attraversamento dello spazio pubblico.
Le storie raccontano di gay, lesbiche e trans cacciati dalle palestre, dai bar, da chi offre immobili in affitto (ma non a loro), aggrediti e insultati da passanti in pieno giorno alla stazione della metro o a quella ferroviaria, mentre sono al ristorante o escono da un locale. Persone che subiscono danni alle case, automobili imbrattate, umiliazioni pubbliche.
Vandalizzati simboli e sedi associative, incursioni violente perfino nei Pride.
Negli ultimi 12 mesi sono aumentati notevolmente gli episodi di vandalizzazione di sedi associative Lgbtqi+, monumenti, targhe, bandiere, campagne di manifesti. Sul finire dell’estate scorsa a Torino è stato vandalizzato con insulti omofobi perfino un manifesto funebre.