Permessi, sponsor, accoglienza diffusa. Ecco come superare la Bossi-Fini
ROMA - Permessi di soggiorno temporanei per la ricerca di occupazione e attività d’intermediazione tra datori di lavoro italiani e lavoratori stranieri non comunitari; reintroduzione del sistema dello sponsor; regolarizzazione su base individuale degli stranieri “radicati”; nuovi standard per riconoscere le qualifiche professionali; misure per l'inclusione attraverso il lavoro dei richiedenti asilo; abolizione del reato di clandestinità; godimento dei diritti previdenziali e di sicurezza sociale maturati. Sono questi i punti principali dell’iniziativa popolare di legge per superare la Bossi-Fini, presentata oggi a Roma dalle organizzazioni promotrici: Radicali italiani, Casa della Carità, Acli, Arci, Centro Astalli, Cild, A buon diritto, Asgi e Cnca. Otto articoli in tutto che hanno l’obiettivo di cambiare il sistema di ingresso e regolarizzazione dei cittadini stranieri nel nostro paese, alla luce dei cambiamenti del fenomeno migratorio. Domani la legge sarà depositata in Cassazione per incardinare la procedura di iniziativa popolare. Sono cinquantamila le firme che i cittadini dovranno raccogliere, in sei mesi, per sottoporre la legge all’attenzione del Parlamento.
Cosa prevede la proposta di legge. Si introduce il permesso di soggiorno temporaneo (12 mesi) per facilitare l’incontro dei lavoratori stranieri con i datori di lavoro italiani. L’attività d’intermediazione tra la domanda di lavoro delle imprese italiane e l’offerta da parte di lavoratori stranieri sarà esercitata da tutti i soggetti pubblici e privati già indicati nella legge Biagi e nel Jobs Act (centri per l’impiego, agenzie private per il lavoro, enti bilaterali, università, ecc.), ai quali sono aggiunti i fondi interprofessionali, le camere di commercio e le Onlus, oltre alle rappresentanze diplomatiche e consolari all’estero. Si reintroduce il sistema dello sponsor, originariamente previsto dalla legge Turco Napolitano, anche da parte di singoli privati per l'inserimento nel mercato del lavoro del cittadino straniero con la garanzia di risorse finanziarie adeguate e disponibilità di un alloggio. Si prevede la regolarizzazione su base individuale degli stranieri irregolari, se è dimostrabile l’esistenza in Italia di un'attività lavorativa (trasformabile in attività regolare o denunciabile in caso di sfruttamento lavorativo) o di comprovati legami familiari o l’assenza di legami concreti con il paese di origine, sul modello della Spagna e della Germania. Tale permesso di soggiorno per comprovata integrazione dovrebbe essere rinnovabile anche in caso di perdita del posto di lavoro alle condizioni già previste per il “permesso attesa occupazione” e nel caso in cui lo straniero, in mancanza di un contratto di lavoro, dimostri di essersi registrato come disoccupato, aver reso la dichiarazione di immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa e alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro concordate con il centro per l'impiego. Si prevede inoltre la possibilità di trasformare il permesso di soggiorno per richiesta asilo in permesso di soggiorno per comprovata integrazione anche nel caso del richiedente asilo diniegato in via definitiva che abbia svolto un percorso fruttuoso di formazione e di integrazione. La proposta intende anche ampliare il sistema Sprar puntando su un'accoglienza diffusa capillarmente nel territorio con piccoli numeri. Per quanto riguarda la salute, sono previsti, inoltre, interventi legislativi a livello nazionale affinché tutte le Regioni diano completa e uniforme attuazione a quanto previsto dalla normativa vigente in materia di accesso alle cure per gli stranieri non iscrivibili al Sistema sanitario nazionale (SSN). In particolare si chiede: piena equiparazione dei diritti assistenziali degli stranieri comunitari a quelli degli extracomunitari, coerentemente con i Lea, e inclusa la possibilità di iscrizione al medico di medicina generale, onde garantire la continuità delle cure, e il riconoscimento ai minori, figli di cittadini stranieri, indipendentemente dallo stato giuridico, degli stessi diritti sanitari dei minori italiani. Infine, si prevede l’abolizione del reato di clandestinità
Alla legge di iniziativa popolare è associata la campagna “Ero straniero. L’umanità che fa bene”. “Siamo arrivati a questo punto dopo un cammino fatto di esperienze straordinarie che rischiano, però, di rimanere schiacciate dal modello attuale di gestione dell’immigrazione – spiega don Virginio Colmegna della Casa della Carità -. La campagna che lanciamo prevede un’ inversione di marcia culturale. Ci dicono che siamo buonisti, in realtà abbiamo elaborato in questi anni una cultura dei diritti e della responsabilità. Non vogliamo essere solo enti gestori dell’accoglienza, ma raccogliere su territorio la fiducia dei cittadini. Lavorare sull’immigrazione è produrre coesione sociale, non paura. In questo facciamo appello alla politica”. Anche per Filippo Miraglia di Arci, la campagna è molto importante: “noi lavoriamo con le persone in carne ossa – afferma - sappiamo quali sono i problemi delle leggi sbagliate. In questi anni abbiamo assistito a un riformismo sempre negativo, come il decreto Orlando-Minniti su cui anche ieri abbiamo protestato. Il Senato, inoltre, non riesce a votare la legge sulla cittadinanza. Pensiamo che questa campagna possa aiutare a cambiare registro e rendere possibile un riformismo che allarghi gli spazi della democrazia. Mi considero un buonista: questa campagna deve ridare spazio alla parte buona di questo paese”. Sulla stessa scia Antonio Russo, di Acli: “occorre restituire al paese e all’Europa un’immagine diversa dell’immigrazione. Noi non siamo affezionati alle forme di democrazie diretta ma di fronte a un Parlamento che non riesce a fare le riforme necessarie non ci tiriamo indietro”. "Noi ci occupiamo del tema da 25 anni – aggiunge Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli - Abbiamo visto il cambio dei flussi migratori e siamo preoccupati: si sta creando un grande numero di irregolari”. Per Emma Bonino, leader dei Radicali “l’inclusione è la strada da percorrere”.
Al lancio della campagna era presente anche Giorgio Gori, sindaco di Bergamo. “Nel 2016 sono arrivati in Italia 180mila migranti, non credo che molti di loro avrebbe fatto richiesta d’asilo se avessero avuto un’altra possibilità. Ma oggi abbiamo chiuso tutte le porte – afferma -. Sappiamo in partenza, che la maggior parte delle persone che chiede asilo non rientra nei criteri di ammissibilità. La legge dice che andrebbero rimpatriate: nel 2016 sono stati firmati 38mila decreti di rimpatrio, quelli eseguiti sono stati 5.800. Il ministro Minniti dice che raddoppieranno le espulsioni, ma i numeri comunque non tornare. Tanti rimarranno in posizione di irregolarità. Dobbiamo pensare un’altra strada che per me si chiama integrazione, per tutti coloro che dimostrino volontà lavorare e integrarsi”. Per il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi “questa proposta di legge mette insieme le ragioni della solidarietà e della crescita: la forza lavoro che viene intercettata illegalmente aumenta l’insicurezza”. (ec)