7 gennaio 2019 ore: 15:44
Economia

Reddito di cittadinanza. Baldini: “Passi avanti, ma attenzione alle ingiustizie”

Importi adeguati, bene il patto per l'inclusione sociale che richiama il Rei, ma la fretta rischia di far commettere errori. L’analisi sulla bozza di decreto di Massimo Baldini, professore di Scienza delle Finanze dell’università di Modena e Reggio Emilia. “Molto improbabile che la misura parta ad aprile, ma non mi scandalizzerei. A maggio ci sono le elezioni”
Economia, fondi, reddito di cittadinanza, rimesse, monete - SITO NUOVO

ROMA - Nella bozza di decreto sul Reddito di cittadinanza “c’è tanto impegno e molta buona volontà”, ma restano dubbi e incertezze su tempi e alcuni contenuti del decreto. Il parere di Massimo Baldini, professore di Scienza delle Finanze e economia pubblica dell’università di Modena e Reggio Emilia, sul tanto atteso testo provvisorio del governo non è del tutto positivo, ma neanche completamente negativo. Il decreto “non è fatto male”, spiega Baldini a Redattore sociale, ma nell’impalcatura generale c’è qualcosa che scricchiola e fa temere per il futuro. “Ci voleva più tempo - sottolinea Baldini -, così come è stato fatto con il Rei, ovvero con verifiche progressive del funzionamento e un ampliamento graduale della platea”. Stralciato dalla legge di bilancio, infatti, il Reddito di cittadinanza targato cinquestelle non si è fatto attendere troppo. Ed è così che nei primissimi giorni del 2019 c’è già una bozza pronta ad esser ufficializzata a stretto giro dal Consiglio dei ministri. Il testo parla chiaro: la misura partirà ad aprile 2019 e sarà una “misura unica di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale”. Per gli over65, invece, il Rdc si trasforma in Pensione di cittadinanza.

Rispetto a quanto affermato in questi mesi dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Luigi Di Maio, il testo si presenta con qualche novità. A partire dai beneficiari che devono essere cittadini italiani, ma anche “di paesi facenti parte dell’Unione europea, ovvero suo familiare che sia titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero proveniente da paesi che hanno sottoscritto convenzioni bilaterali di sicurezza sociale, ovvero cittadino di paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo”, ma anche residenti in Italia “in via continuativa da almeno 10 anni al momento della presentazione della domanda”. Non più, quindi, una misura rivolta esclusivamente agli italiani, come spesso sottolineato da alcuni esponenti della maggioranza, ma neanche una misura a porte aperte. Per avere diritto al Rdc, inoltre, bisognerà non superare i 9.360 euro di Isee e rispettare altre clausole. Nel testo, inoltre, viene indicato che i beneficiari non dovranno aver acquistato di recente auto e moto di grossa cilindrata (superiore a 1.600 cc) e motoveicoli superiori ai 250 cc, fatti salvi gli autoveicoli e i motoveicoli per cui è prevista una agevolazione fiscale in favore delle persone con disabilità. Il beneficio economico previsto è di massimo 6 mila euro l’anno, da moltiplicare per il corrispondente parametro della scala di equivalenza in base al numero dei componenti nella stessa famiglia. Un beneficio che può essere integrato con un massimo di 3.360 euro per chi è in affitto. La misura, inoltre, dura 18 mesi al massimo, ma può essere rinnovata dopo la sospensione di un mese e previa verifica della permanenza dei requisiti. 

Ogni beneficiario, inoltre è tenuto a rispettare un “patto” con le istituzioni. Il primo è il “Patto per il lavoro”. I beneficiari, infatti, sono tenuti ad accettare almeno una di tre offerte di lavoro congrue entro 100 chilometri nei primi sei mesi, entro i 250 per i mesi successivi. Dopo 12 mesi sarà ritenuta buona un’offerta su tutto il territorio nazionale, se non ci sono minori o disabili in famiglia. Sono esclusi dagli obblighi i beneficiari della Pensione di cittadinanza, nonché i componenti con disabilità (come definita ai sensi della legge 12 marzo 1999, n. 68 fatta salva ogni iniziativa di collocamento mirato e i conseguenti obblighi ai sensi della medesima disciplina). Esonerati anche i componenti con carichi di cura. Ed è proprio questa una delle questioni che non ha mai convinto appieno Baldini. Ovvero il tentativo di accostare “il contrasto alla povertà alle politiche di attivazione al lavoro”. “Il contrasto alla povertà è un fenomeno di tipo familiare - spiega Baldini -, mentre la mancanza di lavoro è un problema individuale”. Secondo Baldini, dal governo “c’è l’ipotesi evidente che la povertà sia dovuta alla mancanza di lavoro e che quindi se lo stato ti aiuta a non essere povero e in più a ricollocarti, è tutto fatto. Invece è probabile che la mancanza di lavoro dipenda da altri fenomeni. Non tutti i disoccupati sono trentenni, maschi, residenti in zone ricche, abili al lavoro, adeguatamente istruiti, per cui l’unico problema è mettere in contatto, come sembra dica il decreto, domanda e offerta di lavoro, imprese con lavoratori. Spesso, chi non lavora lo fa perché ha altri problemi: molti figli a carico, anziani invalidi da accudire, oppure poco capitale umano o semplicemente perché è una donna del Sud Italia che ha il marito occupato in attività che non danno molto reddito e non si può muovere per diversi motivi o che comunque, se lo facesse, guadagnerebbe troppo poco. È tutto più complicato di quel che sembra”.

Eppure, su questo punto, nella bozza del decreto c’è una novità importante che sembra andare nella stessa direzione del Rei. Oltre al “Patto per il lavoro”, nella bozza di decreto spunta anche il “Patto per l’inclusione sociale”, che obbliga il beneficiario all’adesione ad un “percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale che prevede attività al servizio della comunità, di riqualificazione professionale, di completamento degli studi, nonché altri impegni individuati dai servizi competenti finalizzati all’inserimento nel mercato del lavoro e all’inclusione sociale”. Secondo quanto si legge nel testo, “il Patto per l’inclusione sociale assume le caratteristiche del progetto personalizzato di cui all’articolo 6 del decreto legislativo n.147 del 2017 e conseguentemente, ai fini del Rdc e ad ogni altri fine, il progetto personalizzato medesimo ne assume la denominazione”. Ovvero il progetto personalizzato previsto dal Rei. Secondo Baldini, il pressing delle associazioni e dell’Alleanza contro la povertà, nonostante le difficoltà comunicative degli ultimi tempi, ha avuto qualche effetto positivo. “Bene che sia previsto anche un canale per chi non può essere immesso direttamente sul mercato del lavoro - spiega Baldini -. È giusto che ci sia questo duplice binario, due patti diversi a seconda delle caratteristiche individuali della persona”. 

Tirando le somme, quindi, la misura si presenta con luci e ombre. “Gli importi sono adeguati - sottolinea Baldini -. Il fatto che esista questo duplice canale sociale e lavorativo è un bel progresso, rimane il dubbio sulla fretta con cui viene fatto tutto. Sarebbe stato meglio procedere per gradi e in modo progressivo, valutando i passi uno per uno. Invece, sulla valutazione non c’è niente. C’è solo un monitoraggio ad opera dello stesso Ministero. Alla fine i tre buchi più grossi sono questi: il limite dei dieci anni per gli immigrati, la mancanza di valutazione e ancora questa visione un po’ confusa tra lavoro e povertà”. Su tutto l’iter, infine, pesa il fattore tempo. Per Baldini, infatti, è “molto improbabile che la misura parta ad aprile. Tuttavia si tratta di una misura bandiera e non mi scandalizzerei se dovesse entrare in vigore entro aprile, perché a maggio ci sono le elezioni. Così, però, è facile fare errori e commettere ingiustizie”. (ga)

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