12 marzo 2014 ore: 13:21
Immigrazione

San Ferdinando, nella nuova tendopoli è sovraffollamento

Circa 900 persone ospitate nel campo che dovrebbe contenerne 450. Mancano i servizi essenziali: insufficienti i 40 mila euro del ministero, finiti per la disinfestazione e il parziale ripristino della corrente elettrica. L’impegno della società civile
Tendopoli di San Ferdinando (RC). Ingresso

ROMA - Nella nuova tendopoli, allestita dal ministero dell’Interno circa un anno fa, le tende possono ospitare fino a 450 persone, mentre attualmente il campo contiene circa il doppio di migranti: stipati, oltre che nelle tende, in baracche e rifugi improvvisati fatti di legno e teloni di plastica. Già nello scorso novembre, un giovane migrante che non aveva trovato posto all’interno del campo, è morto di freddo all’interno di un’autovettura. 

L’intero insediamento è privo dei servizi più essenziali. La fornitura elettrica è mancata del tutto da maggio a gennaio, quando è stata ripristinata esclusivamente l’illuminazione prodotta dai lampioni esterni al campo. Il riscaldamento degli alloggi e dell’acqua come anche la possibilità di cucinare sono esclusivamente affidati ai numerosi fuochi accesi tra le baracche, i quali contribuiscono evidentemente a rendere le condizioni di sicurezza dell’insediamento particolarmente precarie. All’interno della tendopoli non è previsto alcun intervento strutturato né vi è alcun ente gestore; dal momento che gli unici fondi stanziati in questa stagione – 40.000 euro dal ministero dell’Interno – sono stati utilizzati per un intervento di disinfestazione e per il parziale ripristino della fornitura elettrica. 

Se le condizioni all’interno della tendopoli sono pessime, ancora più drammatica è la situazione abitativa e igienico-sanitaria delle centinaia di lavoratori che trovano rifugio nei numerosi ghetti e casolari abbandonati sparsi in tutta la Piana di Gioia Tauro. Gli edifici diroccati e in condizioni fatiscenti visitati dagli operatori di Medu sono privi di elettricità (nei casi più fortunati alcuni migranti dispongono di generatori a benzina), di servizi igienici e di acqua potabile; la quale deve essere raccolta spesso a centinaia di metri di distanza. I migranti si trovano a dormire, anche in numero di trenta o quaranta, in ambienti freddi e angusti, scarsamente areati e privi di luce, tra pareti invase dall’umidità e tetti semi-distrutti che lasciano filtrare la pioggia. I trasporti pubblici sono inesistenti.

Se la grande tendopoli con tutti i suoi abitanti è stata sostanzialmente abbandonata a se stessa dalle istituzioni regionali e nazionali che avevano provveduto ad allestirla e che avrebbero dovuto farsene carico, altri progetti finanziati con fondi ministeriali come il villaggio della solidarietà a Rosarno e i centri di accoglienza di Drosi e Taurianova sono bloccati a causa di un’interdittiva antimafia, nel primo caso, e a problemi tecnico-amministrativi, negli altri due. Sembra dunque mancare del tutto nella Piana di Gioia Tauro, prima ancora che una puntuale pianificazione dell’accoglienza stagionale per i lavoratori immigrati, una visibile volontà politica nell’affrontare quella che è una delle questioni dell’immigrazione più drammatiche, e anche più vergognose, per il nostro paese. (Francesco Sabbatucci)

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