Stranieri a Roma triplicati in 10 anni: +700% dal Bangladesh
ROMA – Aumenta la componente straniera a Roma, e la sua presenza si fa sempre più stabile e strutturata. In dieci anni il numero degli immigrati è infatti triplicato, rendendo la capitale sempre più una città multietnica. Nel 2014 in Italia sono 5 milioni (4.922.085) gli stranieri, di questi 508.241 vivono nell’intera area della Città metropolitana e 353.785 nel solo comune di Roma. A fotografare il fenomeno è l’ultima indagine realizzata dal centro studi e ricerche Idos, “Roma – Italia. Dimensioni transcontinentali dell’immigrazione”, che viene presentata oggi a Roma.
A crescere di più originari di Bangladesh e Ucraina
Nel dettaglio, nel comune di Roma sono in particolare alcune comunità di immigrati a crescere di più rispetto alla media, come i bangladesi (aumentati del +733 per cento, circa oltre 8 volte nel comune di Roma tra il 2004 e il 2014), gli ucraini (+ 574 per cento, quasi 7 volte di più) e i romeni (5 volte di più). I filippini e i bangladesi, inoltre, si distinguono per una concentrazione nel comune di Roma particolarmente spiccata: oltre 1 su 4 rispetto all’insieme dei connazionali residenti in Italia e oltre 9 su 10 rispetto a quelli presenti nel Lazio, a fronte di una media relativa all’intera presenza straniera di 6 su 10). In generale la maggior parte degli immigrati a Roma è di origine europea (51.828): il primo gruppo sono i romeni (15.353) seguiti dagli ucraini (2.026). Ci sono poi gli stranieri di origine asiatica (33.737): filippini (14.800); bangladesi (3.754) e gli originari delle Americhe (19.963) come i peruviani (5.647) ed ecuadoriani (2.805). “Il potere di attrazione di Roma è rimasto pressoché intatto, nonostante la crisi – spiega Ugo Melchoinda, presidente di Idos - anche perché i servizi alla persona e il commercio trainato dalla vocazione turistica della Capitale sono stati settori rifugio per i lavoratori migranti”.
Presenza strutturale nella città
L’incidenza dei cittadini stranieri sul totale dei residenti (8,1 per cento a livello nazionale), in provincia di Roma è superiore alla media (11,8 per cento) e ancor più nella Capitale (12,4 per cento). “La Capitale gioca nel panorama immigratorio nazionale, un ruolo importante di laboratorio di convivenza e integrazione, che quasi anticipa quanto si va evidenziando anche in altri contesti – sottolinea Franco Pittau, direttore di Idos -. È comprensibile, infatti, che una maggior peso della presenza straniera possa esercitare un impatto negativo sulla disponibilità all’accoglienza se non vengono predisposte adeguate misure di sostegno. Perciò gli alti livelli di concentrazione e di incidenza sulla popolazione totale della presenza immigrata devono essere tenuti in considerazione e incentivare decisioni e iniziative in grado di promuovere una più armoniosa convivenza e, in ultima analisi, la coesione sociale”. In particolare, osserva ancora Pittau, a Roma la tendenza è all’inserimento stabile: sempre maggiore è l’equilibrio di genere, aumentano i nuclei familiari e i minori (di cui un numero crescente di seconda generazione), cresce il numero dei lungosoggiornanti (titolari di un permesso di soggiorno a tempo indeterminato), dei matrimoni misti e le acquisizioni di cittadinanza. Inoltre, c’è una crescente diffusione territoriale, lavorativa e sociale. Questo carattere “pervasivo” riguarda il piano territoriale, ormai interamente interessato dal fenomeno, i comparti produttivi (seppure con una netta prevalenza di quelli meno appetibili, tanto rispetto al livello retributivo che del prestigio sociale), l’iniziativa imprenditoriale, il mercato dei consumi e, quindi, i vari contesti del vivere sociale (a partire, per esempio, dall’universo scolastico). Il grado di “inserimento strutturale” dipende dall’anzianità migratoria delle singole collettività.
Le donne sono la maggioranza
L’indagine mette in luce inoltre la prevalenza, tra gli immigrati, delle donne, diventate ormai maggioritarie a livello nazionale, mentre prima lo erano solo in alcuni contesti territoriali, primo tra tutti quello romano. In provincia di Roma, come pure nella capitale, l’incidenza delle donne sull’intera popolazione straniera residente è maggioritaria (pari al 52,7 per cento del totale, dato identico a quello medio nazionale e del tutto in linea con quello del comune di Roma, 52,8 per cento). Alcune nazionalità si collocano al di sopra della media come l’Ucraina (80,1 per cento a livello provinciale e 81,4 per cento nel Comune di Roma), il Perù (61,1 per cento e 61,8 per cento), l’Ecuador (60,7 per cento e 61,3 per cento), le Filippine (58,7 per cento e 58,8 per cento) e la Romania (54,9 per cento e 58,5 per cento), mentre hanno valori più bassi il Marocco (44,9 per cento e 46,4 per cento), l’Egitto (31,9 per cento e 32,4 per cento) e il Bangladesh (22,5 per cento e 22,3 per cento). La prevalenza delle donne si lega innanzitutto alla domanda di lavoro presso le famiglie, come evidenzia il caso dell’immigrazione ucraina, che in Italia è connotata da una elevata incidenza femminile, mentre in altri paesi prevalgono i maschi.
Le donne attivano le catene migratorie
L’indagine sottolinea che nelle collettività in cui le donne prevalgono, esse hanno attivato le catene migratorie e ricongiunto i partner, inoltre, si riscontrano spesso tensioni all’interno dei nuclei per quanto riguarda i ruoli nella famiglia e nella società. Inoltre, lavorando a tempo pieno e pernottando nella casa del datore di lavoro (in particolare nelle prime fasi dell’insediamento), queste donne hanno richiesto (e richiedono) il ricongiungimento spesso tardivamente, con comprensibili difficoltà non solo per i partner ricongiunti, ma anche per i figli chiamati a farsi carico di una seconda e non sempre facile socializzazione, come evidenzia la riflessione sulla comunità filippina e su quelle latinoamericane nonché, in misura differenziata tenuto conto della prossimità dei paesi di origine (che facilita il ritorno in patria più volte l’anno), il caso delle collettività dell’Europa dell’Est. Le Filippine, il Perù e il Marocco, in ragione di un’anzianità migratoria accentuata rispetto ad altri gruppi, si segnalano, rispetto al resto degli immigrati non comunitari, anche per una considerevole incidenza degli ultra65enni (rispettivamente il 4%, il 4,1% e il 4,6% del totale in provincia di Roma), rispetto ai quali emerge una nuova problematica: lo scarso accesso alle prestazioni pensionistiche, una criticità che in prospettiva potrebbe ricadere anche sugli altri gruppi analizzati e che, in generale, si proietta sull’intero panorama dell’immigrazione italiana.