16 aprile 2013 ore: 11:45
Non profit

Centauri disabili tornano in pista. E sfidano i piloti “normodotati”

Emiliano e Matteo si sono conosciuti su Facebook, e dopo due mesi erano in gara a sfidare centauri normodotati. Poi è nata “Di.Di. Diversamente disabili” che, insieme all’associazione “Diversabilinmoto”, scommette su possibilità di tornare sulle due ruote
Centauri disabili

Matteo Baraldi, in sella alla sua moto

ROMA - “Alla voglia di crederci, al coraggio di provarci, alla forza di riuscirci”. È questo il motto dell’associazione “Di.Di. - Diversamente disabili”, nata a Lucca all’inizio del 2013 dall’incontro fra Emiliano Malagoli e Matteo Baraldi. In comune hanno la passione per le moto e un incidente stradale, avvenuto proprio sulle due ruote. La loro sfida è di promuovere il motociclismo come elemento di socialità e di recupero. Lo fanno con vari progetti: una scuola guida con istruttori d’eccellenza (Manuel Poggiali, Chiara Valentini, Sebastiano Zerbo e Roberto Poggi), una onlus per sensibilizzare al problema degli incidenti stradali e sostenere altre persone disabili, e la formazione di un team di piloti “speciali”, pronto a schierarsi nei principali trofei nazionali motoristici. Di Emiliano, Matteo e dell’associazione “Di.Di, Diversamente disabili” si è occupata la rivista SuperAbile Magazine di aprile, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità.
 
La sfida è iniziata diversi anni fa dall’impegno di Matteo che, dopo aver perso il braccio destro, ha combattuto fra tribunali e centri medici per tornare a correre in pista, di fatto rivoluzionando i regolamenti che non lo prevedevano. Meno di due anni fa, invece, Emiliano ha perso la gamba destra dal ginocchio in giù a causa di un incidente. Ma la voglia di tornare in sella era troppa. “Quando mi sono svegliato in rianimazione e mi hanno detto dell’amputazione la prima cosa che ho chiesto è se avevo la possibilità di tornare in pista – ricorda Emiliano –. I medici mi risposero di sì, con forza e passione. Dopo l’incidente ho passato cinque mesi in carrozzina, poi è arrivata la protesi e ho subito voluto provare a correre in moto. Ma la protesi che utilizzavo per camminare non andava bene e me ne sono fatta fare una ad hoc, che mi è stata rimborsata dall’Inail”.
 
Una volta ritornato in sella, Emiliano ha voluto cercare altre persone con la sua stessa esperienza e ha incontrato Matteo. “L’ho contattato su Facebook ed è venuto ad assistere nel 2012 alla mia gara di rientro al Mugello. Dopo soli due mesi abbiamo deciso di diventare la prima coppia disabile a partecipare a una gara di staffetta contro piloti normodotati”. Così lo scorso novembre i due hanno preso parte alla 200 miglia del Mugello arrivando quindicesimi su 18 equipaggi: “Abbiamo voluto dimostrare che una persona con disabilità fisica può fare le stesse cose degli altri, compreso sfrecciare a 300 chilometri all’ora in un circuito”.
Intanto gli appuntamenti agonistici si moltiplicano: lo scorso marzo a Bari si è svolta la prima gara per soli motociclisti disabili in Europa. Da aprile, invece, parte il trofeo Bridgestone Challenge (uno dei principali trofei nazionali), aperto anche a piloti disabili nelle classi 600 e 1.000 Stock. “L’obiettivo non è la prestazione assoluta, ovviamente, ma aiutare altri motociclisti a scoprire che l’infortunio o la malattia non li hanno tagliati fuori dal mondo e che possono fare molte delle cose che facevano prima, anche se in modo diverso – spiega Matteo –. Vorremmo che la disabilità fosse vista in maniera più normale, che una persona senza una gamba fosse guardata come si guarda uno che ha perso i capelli”.
 
Il calendario degli appuntamenti in pista è serrato: 21 aprile a Misano, 9 giugno a Imola, 7 luglio ancora a Misano, 8 settembre a Vallelunga, 6 ottobre al Mugello. Durante le tappe del trofeo saranno presenti il team di Vueffe Corse, che si prenderà cura delle moto dei partecipanti, e l’Ortopedica Michelotti che – invece – sarà alle prese con le protesi utilizzate dai piloti. Nel frattempo l’esperienza di “Di.Di” cresce: “Ora siamo in dieci – racconta Emiliano –, ma sempre alla ricerca di altre persone che sono tornate o vogliono tornare in pista”. Per questo l’associazione ha acquistato quattro moto e le ha adattate perché possano essere utilizzate da piloti con diverse disabilità. In più sono a disposizione anche quad e scooter a tre ruote.
 
Duecento chilometri più in là Massimo Cuoghi, pilota di motocross disabile, ha fondato a Modena lo scorso ottobre l’associazione “Diversabilinmoto”. “La nostra esperienza è nata dalla voglia e dall’esigenza di farci sentire – dice –, perché in Italia oggi non ci sono opportunità sportive per chi vuole ricominciare a salire in moto”. Cuoghi denuncia la totale mancanza di interesse in questo ambito sportivo: “Nemmeno la Federazione motociclistica italiana ci ha degnato di considerazione. Puntiamo il dito contro questo disinteresse e, parallelamente, cerchiamo di farci conoscere tra i motociclisti, per far capire che motociclismo e disabilità non sono incompatibili e che possiamo avere una vita normale”. L’incidente di Massimo risale a circa 20 anni fa, “ma la passione per la moto non mi ha mai abbandonato e mi sono ostinato a voler tornare in sella. Ora combatto perché anche gli altri abbiano questa possibilità”. (gig)
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