Emergenza casa, a Palermo 120 famiglie occupano immobili religiosi chiusi
PALERMO – Hanno tanti figli, molti di loro non lavorano e sognano di avere un tetto sopra la testa che il comune da anni non riesce a garantirgli. Sono le 120 famiglie, tutte molto giovani che in periodi diversi, dallo scorso dicembre ad oggi, hanno occupato immobili religiosi, chiusi e in stato di abbandono da diverso tempo. La loro rabbia, ma anche lo scoraggiamento per l’immobilismo delle istituzioni, li ha portati a muoversi ugualmente per rispondere ai loro bisogni. Ed è così che in questi quattro mesi si è innescato il meccanismo del ‘fai da te’ della casa che ha portato all’occupazione di quattro immobili religiosi.
Il comitato Lotta per la casa che da anni segue la sofferenza di questi nuclei familiari che con i loro figli non possono vivere per la strada, lancia l’ennesimo appello affinché si avvii al più presto il tavolo tecnico in Prefettura sull’emergenza casa. Il tavolo interistituzionale insieme alle parti sociali infatti si sarebbe dovuto svolgere in Prefettura lo scorso 6 marzo ma è stato rinviato a data da destinarsi.
“Siamo davanti ad un disagio sociale enorme che non si arresta. Ci chiediamo che cosa si aspetta - dice Nino Rocca del comitato Lotta per la casa -. In assenza di una risposta istituzionale le famiglie che hanno più bisogno hanno risposto a modo loro, occupando gli immobili abbandonati perché nessuno ha prospettato loro altre soluzioni. Ognuno di queste strutture ha situazioni diverse ma le famiglie sperano di poterle avere in auto recupero e gestione”.
Lo scorso dicembre 20 famiglie hanno occupato un immobile del Fec, il Fondo Edificio Culto appartenente alla Prefettura, ubicato in via Alloro attraverso il sostegno del comitato “PrendocasaPalermo”. Successivamente altri 10 nuclei familiari, tutti con figli, si sono sistemati negli ampi locali dell’ex convento delle Vergini di p.zza Parlatoio, nel cuore del centro storico. La struttura è in gestione temporanea della Curia ma c’è un contenzioso tra questa e l’ordine delle benedettine. Le famiglie, che hanno scritto pure una lettera al Papa, stanno custodendo con cura tutti gli ambienti, compresa la chiesa annessa che tengono chiusa a chiave.
Venti giorni fa, è seguita l’occupazione del grande istituto del Sacro cuore dove si sono insediate circa 40 famiglie per un totale di 250 persone con bambini. Si tratta di un luogo molto grande che si estende per 12 mila metri quadri con 10 mila metri di giardino. Le suore dopo la chiusura dell’educandato nel 2004, hanno messo in vendita l’immobile nel 2008 ma nessuno si è adoperato per l’acquisto. L’edificio, essendo molto antico, è soggetto anche a diversi vincoli da parte della sovrintendenza dei beni culturali. In una lettera mandata alle forze dell’ordine le suore, oltre ad avere sporto denuncia, manifestano la loro preoccupazione per la sicurezza delle famiglie poiché alcune aree dell’immobile, anche se molto circoscritte, sarebbero in condizioni di fatiscenza. La scorsa domenica le famiglie hanno aperto l’edificio alla città facendo una sorta di visita guidata e spiegando le loro ragioni. Le famiglie hanno scritto pure una lettera indirizzata al Papa, al sindaco e al cardinale per chiedere di farne un ‘albergo dei poveri’.
L’ultima occupazione infine è avvenuta la settimana scorsa dove più di dieci famiglie hanno occupato i locali storici dell’istituto religioso femminile Figlie di San Giuseppe, in uno stabile sito in via Oberdan vicino alla Zisa. A queste si aggiungono altre famiglie, circa 54 persone che vivono nell’ex Onpi da oltre un anno che hanno operato un vero e proprio auto-recupero.
“Si tratta in quasi tutti i casi di famiglie abbastanza tranquille che si sanno auto-gestire. Continuiamo a ribadire e chiedere alla società civile quanto è illegittimo l’occupazione di edifici, chiusi da anni, quando si tratta di rispondere a bisogni primari - dice ancora Nino Rocca -. Ci auguriamo che al più presto la questione venga sollevata a più livelli considerato che, secondo alcuni dati che ci ha fornito l’università, il comune ha circa 3 mila immobili di varia natura inutilizzati, l’Iacp ha altre case ma soprattutto parecchi sarebbero gli immobili confiscati alla mafia da utilizzare se avvenisse il passaggio al comune dell’immobiliare Strasburgo. L’immobiliare sequestrata alla mafia, infatti, dispone di un migliaio di immobili già affittati, il cui ricavato economico, il comune potrebbe essere riutilizzarlo per il recupero di altre case”.
“Di fronte a un’emergenza abitativa che a Palermo si traduce in dati assolutamente allarmanti, negli ultimi quattro mesi la città ha assistito a continue occupazioni a scopo abitativo di stabili inutilizzati – afferma Emiliano Spera, portavoce del comitato PrendocasaPalermo -. Le famiglie senza un tetto hanno più volte fatto presente alle amministrazioni la situazione in cui versavano, il diritto fondamentale che veniva loro negato, ma non hanno mai ricevuto alcuna risposta direttamente risolutiva ma solo soluzioni-tampone e continui rimandi sia alla risoluzione del problema sia a momenti di discussione quale il tavolo tecnico sul tema ottenuto lo scorso mese e previsto il 6 marzo ma poi annullato”. (set)