21 gennaio 2015 ore: 12:29
Disabilità

Sentenza apri pista: l’assistenza inadeguata al disabile è discriminazione

Per la prima volta un tribunale riconosce nella mancata erogazione di servizi sociali una discriminazione. È successo ad Ascoli Piceno dove il comune è stato condannato a risarcire una donna gravemente disabile a cui era stata negata l’assistenza domiciliare
Assistenza, operatore spinge carrozzina, disabilità, non autosufficienza

Il Comune di Ascoli Piceno è stato condannato dal tribunale a risarcire 20 mila euro una donna gravemente disabile con una sentenza, unica nel suo genere, che potrebbe aprire la strada a molti altri ricorsi. E' infatti la prima volta che un tribunale riconosce la discriminazione nella mancata erogazione di servizi sociali adeguati.

Protagonista della vicenda è Letizia Varani alla quale per otto anni (dal 2002 al 2010) non è stata riconosciuta una prestazione di assistenza domiciliare indiretta. Il comune ha negato la prestazione per il motivo che l'avrebbe garantita un familiare, il marito della donna, tra l'altro costretto a lasciare il lavoro proprio per assisterla. In realtà esistono norme in base alle quali i familiari possono invece essere assunti come dipendenti nel caso vi siano in famiglia disabili gravi. Un altro ostacolo da superare è stata l'assenza di risorse economiche, il "non ci sono i soldi" dietro cui il comune si è trincerato.

"Quello che ha permesso questo risultato, cioè il riconoscimento della discriminazione ed il risarcimento, è stato il concetto di 'accomodamento ragionevole' ribadito dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili - spiega l'avvocato Maria Antonietta Cataldi, che ha seguito il caso - Magari è vero che le risorse scarseggiano, ma gli enti pubblici sono obbligati, in situazioni di disagio come queste, a trovare un 'accomodamento ragionevole' per non generare esclusione sociale". Per la Cataldi questa sentenza può aprire una breccia importante. Per il momento infatti c'erano state sentenze che riguardavano le discriminazioni solo nel campo dell'istruzione e del sostegno scolastico, della mobilità e delle barriere architettoniche ma mai nel settore dell'assistenza garantita dai servizi sociali.

"In questo caso ci troviamo di fronte a un precedente importante che può essere utilizzato da altre persone che si ritengono non adeguatamente supportate dai servizi - ribadisce il legale della Ledha Gaetano De Luca che ha supportato la Cataldi in qualità di esperto di diritto antidiscriminatorio - La discriminazione viene dalla constatazione che una persona non supportata adeguatamente finisce per ritrovarsi in una situazione di esclusione sociale ed emarginazione, una 'discriminazione' vietata sia dalla Convenzione Onu che dalla normativa nazionale. L''accomodamento ragionevole' è stata la chiave giuridica di questa sentenza. La mancata predisposizione dell''accomodamento ragionevole' costituisce una discriminazione".

Il ruolo professionale del marito della Varani è stato riconosciuto dalla Regione Marche, che nel 2010 ha inserito la famiglia in un progetto di Vita Indipendente sostenuto dal comune di Ascoli Piceno per il 25%. Nella "vita indipendente" i fondi vengono dati direttamente alla persona disabile che organizza autonomamente la propria assistenza. Il progetto regionale coinvolge attualmente 76 persone e terminerà ad aprile 2015 ma dovrebbe essere rinnovato perché, dice Angelo Larocca del Comitato Vita indipendente marchigiano, "sarebbe davvero drammatico interrompere il percorso di autonomia che abbiamo intrapreso in questi anni". Attualmente il comitato sta lavorando ad una proposta di legge regionale per rendere il progetto più stabile senza scadenze così frequenti.

Nel 2014 anche il ministero del Welfare ha puntato sulla Vita indipendente finanziando un progetto sperimentale che ha riguardato 40 ambiti territoriali in Italia. Nelle Marche è stato coinvolto il solo ambito di Ascoli Piceno. Grazie ai fondi ministeriali è stato possibile aumentare le ore di assistenza di ciascun progetto di 17 ore. Nel 2015 i fondi sono stati aumentati e nelle Marche verranno coinvolti 4 ambiti: Fermo, San Benedetto, Civitanova e Fano. Ogni ambito avrà a disposizione 100.000 euro: l'80% stanziati da ministero, il 20% dalla regione. (glc)

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