Caporalato, sabato a Bari oltre 10 mila braccianti
Roma - Oltre 10.000 braccianti saranno in piazza, Sabato 25 giugno a Bari, per dire 'no' al caporalato, allo sfruttamento del lavoro in agricoltura e per il rinnovo dei contratti provinciali di lavoro. La manifestazione nazionale vedra' unite le bandiere di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil in un corteo che partira' alle 9,30 da Piazza Massari fino a Piazza Fiume, dove si svolgera' il comizio finale dei Segretari Generali delle tre Federazioni sindacali di categoria. È prevista anche la diretta streaming dell'evento.
"Con questa grande mobilitazione - affermano Luigi Sbarra, Ivana Galli e Stefano Mantegazza - intendiamo rilanciare le nostre proposte e chiedere a Governo e Parlamento di accelerare l'approvazione del Ddl 2217 contro il caporalato. Il tempo degli annunci e' finito: il governo individui una corsia preferenziale per il provvedimento o con la nuova stagione di raccolta ci troveremo presto a fare i conti con nuove vittime del lavoro nero. Per combattere questa ignobile piaga sociale, servono, infatti, una stretta sul versante penale e maggiori ispezioni, ma anche maggiore coinvolgimento attivo delle parti sociali per innalzare la qualita' del lavoro agricolo".
"Anche sui voucher - aggiungono i segretari generali di Fai, Flai e Uila - chiediamo al governo di ripensare le sue scelte. Gli ultimi dati sull'occupazione mostrano, infatti, che l'unico segmento in crescita esponenziale e' proprio quello relativo a questo strumento, utilizzato sempre piu' per aggirare i contratti di lavoro anziche' per far emergere quello irregolare. Purtroppo, anche le ultime proposte del governo, al contrario di quanto annunciato e riportato dai media, accresceranno gli abusi nel settore agricolo, anziche' ridurli. Per questo chiediamo al governo di cambiare rotta".
"Infine - concludono Sbarra, Galli e Mantegazza - La manifestazione nazionale ha anche la finalita' di incalzare le associazioni datoriali a chiudere, presto e bene, i negoziati sui Contratti provinciali del lavoro, scaduti ormai da troppo tempo. Sono oltre un milione i lavoratori che attendono questi rinnovi e non vi e' piu' alcuna giustificazione agli attuali ritardi". (DIRE)