L’Italia del Rei. A Bari i "cantieri di cittadinanza", oltre l’aiuto economico
box BARI - Al 5 ottobre scorso risultavano 3.046 nuclei familiari di cittadini residenti a Bari ammessi al beneficio del Reddito di inclusione (Rei). A questa quota va ad aggiungersi il numero di domande escluse (2.356), quelle sospese in attesa di indagine e quelle non ancora trasmesse all’Inps, fino ad arrivare ad un totale di 5.855 domande pervenute. A fare il punto della situazione nel capoluogo pugliese è Paola Romano, assessore comunale alle Politiche attive del lavoro, intervistata da Redattore sociale. “Nel 50 per cento dei casi si tratta di nuclei già conosciuti ai servizi sociali in situazioni di indigenza e difficoltà che tendono a protrarsi nel tempo – spiega Romano –. Nel restante 50 per cento dei casi, però, si tratta di nuclei familiari non conosciuti, persone residenti a Bari con reddito inferiore a 6mila euro rispetto all’Isee. Si tratta di nuclei con figli che possono aver visto la propria situazione modificarsi in breve tempo. Può incidere non solo l’assenza di lavoro, ma anche problematiche più ampie di tipo sociale. Nella gran parte dei casi è il capofamiglia che si fa carico e portatore del disagio e che decide di attivarsi”.
Oltre l’aiuto economico. La logica che il Comune di Bari sta portando avanti è quella della presa in carico e dell’accompagnamento attraverso il progetto “Cantieri di cittadinanza 2.0”, in corso di avvio in queste settimane. “L’implementazione del Rei ha comportato una notevole mole di lavoro. Siamo venuti a contatto con situazioni familiari nuove a cui non si può rispondere solo con misure assistenziali – continua l’assessore -. Per questo abbiamo attivato un tavolo di lavoro e partenariato con le realtà del terzo settore, per disegnare misure che aiutino i cittadini a reinserirsi in una comunità”. Il progetto prevede il coinvolgimento dei cittadini beneficiari del Rei in percorsi di attivazione lavorativa che prevedono laboratori formativi e di seguito tirocini retribuiti per un periodo di sei mesi. I tirocini saranno retribuiti con 400 euro mensili, che vanno ad affiancarsi al contributo del Rei. A disposizione, al momento, un finanziamento di un milione e 300 mila euro per attivare i primi 500 tirocini.
Per far sì che i tirocini siano davvero una porta d’ingresso alla formazione e a lavoro, il progetto prevede anche brevi cicli di laboratori, della durata di quindici giorni, che precedono l’attivazione dei tirocini. “Sono già partiti i primi laboratori – precisa Romano -, con l’intento di rafforzare conoscenze e competenze di base, soprattutto in persone da tempo estranee al mercato del lavoro. Cerchiamo così di riattivare chi non è più abituato a queste logiche, fornire loro una preparazione e una migliore consapevolezza di sé, per avvicinarsi nel modo più efficace possibile al colloquio e al tirocinio nelle aziende accreditate. Al momento abbiamo pronte 340 strutture”. L’obiettivo è quello di attivare i primi tirocini in azienda entro fine anno. “Ci auguriamo – sottolinea Romano – che con il Reddito di cittadinanza non vada a perdersi il lavoro fin qui svolto. Attivare una macchina come questa è costato tempo e fatica. Uno sforzo che rappresenta un valore aggiunto. Bisognerebbe chiedersi se dobbiamo dare solo un reddito o la possibilità di reinserirsi nella società”. Sul territorio pugliese, infine, è presente anche la misura del Reddito di dignità (Red), attivato dalla Regione dal 2016 e presentato quest’anno con un nuovo progetto da affiancare al Rei. La misura va a beneficio di situazioni (persone con disabilità, donne vittime di violenza, etc) che dal punto di vista dell’Isee non avrebbero accesso al Rei, ma non meno bisognose di considerazione. Ad oggi sono state presentate circa 500 domande. (sm).