14 novembre 2016 ore: 11:05
Disabilità

La riforma del sostegno in 6 punti: ecco la norma che “rivoluziona l'inclusione”

Il sottosegretario Faraone annuncia: sarà pronta entro la fine dell'anno e “rivoluzionerà il nostro concetto di inclusione scolastica”. L'insegnante di sostegno sarà “universale, ma specializzato” e la continuità didattica sarà garantita. Tra le principali novità, definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, semplificazione delle procedure, centri per l'inclusione e modifica dei percorsi formativi
Sostegno scuola, insegnante aiuta bambino a scrivere

ROMA – E' quasi pronta la “norma che rivoluzionerà il nostro concetto di inclusione scolastica”: lo annuncia a Redattore sociale il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone, facendo riferimento all'ormai imminente completamento della bozza della delega sul sostegno, la quale dovrebbe esser pronta entro la fine dell'anno. “Stiamo dicendo con più forza che l’inclusione riguarda tutti, nessuno escluso – aggiunge - Che non si può valutare tutto attraverso un procedimento contabile, basato sulla quantificazione delle ore del sostegno, ma devono essere gli interventi, le risorse, il piano sul ragazzo nel loro insieme a dare misura della qualità. Non solo quantità, quindi, ma anche qualità”, precisa Faraone, evidenziando le principali novità contenute nel testo. Primo, “la formazione iniziale e continua degli insegnanti di sostegno, con specificità profonde e una conoscenza adeguata delle esigenze degli alunni disabili”. Insegnanti “universali”, quindi, ma con una specializzazione sui temi dell'inclusione e sulle singole disabilità.

Secondo, la continuità didattica: “crediamo sia necessario garantire che gli insegnanti possano dedicarsi ai loro studenti in maniera costante”, afferma Faraone. Terzo, il lavoro di rete, perché “il fulcro della nostra azione devono sempre essere i ragazzi ed è per loro che pensiamo di lavorare insieme, famiglie, scuole, territori, associazioni, per costruire non più un percorso educativo individuale ma un vero e proprio 'progetto di vita', che sappia tradurre la diversità in ricchezza per l’intera società e, quindi, oltre la scuola.

Ed ecco, nel dettaglio, i punti fondamentali della riforma.

Definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) attraverso l’individuazione delle competenze spettanti allo Stato (assegnazione docenti di sostegno e personale ausiliario), agli enti locali (assegnazione di assistenti educativi e per l'autonomia e la comunicazione, servizi di trasporto, accessibilità delle strutture scolastiche) e alle Regioni (garanzia dell’uniformità sul territorio nazionale dei profili professionali del personale destinato all’assistenza e della previsione di specifici percorsi di formazione, dell’istituzione di punti unici di accesso per la disabilità). Si prevede inoltre l’individuazione di specifici indicatori sull’inclusione, sia per la valutazione dei risultati delle scuole e che degli alunni e degli studenti inseriti nell’ambito del sistema nazionale di valutazione.

Semplificazione delle procedure di certificazione. Sono superati i vecchi documenti previsti dalla legge 104/92 e sostituiti dalla nuova “valutazione diagnostico-funzionale”, che valuta la disabilità sulla base del “funzionamento” definito in chiave bio-psico-sociale, in coerenza con la Classificazione internazionale del funzionamento della disabilità e della salute (Icf), redatta dall’Assemblea mondiale della sanità.

Centri per l’inclusione scolastica. Sono proposti, a livello territoriale e nell’ambito della programmazione definita dalle Regioni, centri per l’inclusione scolastica che, con la partecipazione di tutte le componenti istituzionali che operano nel campo della disabilità, consentono un accesso unitario a tutti i servizi integrati. I centri realizzano l’accesso integrato ai servizi, agevolando la famiglia nei vari adempimenti; elaborano il Progetto individuale dell’alunno con disabilità e quantificano le risorse socio-assistenziali di cui ha bisogno, interfacciandosi con le scuole.

Razionalizzazione e semplificazione dell'assegnazione alle scuole delle risorse per il sostegno. Non sarà più il Glh della scuola a fare la proposta di quantificazione delle risorse di sostegno, ma il nuovo Gruppo territoriale inclusione (Git), che garantisce l’uniformità delle valutazioni a livello di ambito territoriale. Nello specifico, le scuole invieranno al Git una descrizione della situazione di contesto relativa all’inclusione: sarà il Piano di Inclusione che, insieme alla valutazione diagnostico-funzionale e al progetto individuale, costituirà la base su cui proporre all’Ufficio scolastico regionale le richieste di risorse per il sostegno.

Continuità didattica. Questa si realizza attraverso quattro ruoli per il sostegno didattico (infanzia, primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado), in cui bisognerà permanere prima di transitare sul posto comune

Formazione iniziale e in servizio per i docenti. Ecco come cambia il percorso formativo: per tutti i gradi di istruzione, per poter insegnare su posto di sostegno, sarà obbligatorio conseguire 120 crediti formativi universitari sull’inclusione scolastica (oggi si diventa docenti di sostegno con solo 60 Cfu, ovvero 1 anno di specializzazione). Nel dettalgio, per la scuola di infanzia e la scuola primaria, 60 Cfu dovranno essere conseguiti nell’ambito del percorso universitario e ulteriori 60 attraverso il conseguimento del diploma di specializzazione in pedagogia e didattica speciale; per la scuola secondaria di primo e secondo grado, 60 crediti dovranno essere conseguiti prima del diploma di specializzazione in pedagogia e didattica speciale, con cui se ne conseguiranno ulteriori 60. Tutti di futuri docenti di ogni ordine e grado avranno inoltre, nel loro percorso di formazione iniziale, crediti riguardanti le metodologie per l’inclusione. Per finire, “la formazione in servizio dei docenti (ma anche del personale Ata) riguardante l’inclusione – si legge nella bozza - è una priorità da indicare nei Piani nazionali”. (cl)

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