2 settembre 2014 ore: 15:25
Immigrazione

Profughi siriani nel Cie di Milano. "Saranno liberi o reclusi?"

La struttura di via Corelli sarà gestita da Gepsa, società francese esperta di carceri. I dubbi del Naga: "Gli ospiti potranno entrare e uscire liberamente?". La risposta dell'assessore Majorino: "Troveremo una buona sintesi"
Profughi in attesa

MILANO - Dal 15 settembre i profughi siriani ed eritrei saranno accolti anche nel Cie di via Corelli. Il Comune di Milano ha ottenuto infatti dal Governo che la struttura, da poco rimessa a nuovo e ancora vuota, sia destinata - per ora - a ospitare i profughi. Ma l'associazione di medici volontari Naga chiede chiarimenti e garanzie per i profughi. Il Cie, infatti, è stata affidato dalla Prefettura, tramite una gara d'appalto, alla Gepsa, una società francese specializzata nella gestione delle carceri. E si è trattato di un appalto specifico per il Cie (dove le persone rimangono rinchiuse in attesa di essere espulse) e non per un semplice centro di accoglienza. La decisione di assecondare la richiesta del comune di Milano è arrivata dopo l'aggiudicazione dell'appalto. Da qui la preoccupazione del Naga. Come si comporterà Gepsa? "Gli ospiti saranno liberi di entrare e uscire quando vogliono? Perché una simile struttura è stata affidata ad una società che gestisce carceri? Non sarebbe stato più appropriato affidarsi a chi ha esperienza, appunto, di accoglienza?", chiede il presidente Luca Cusani. L'assessore ai servizi sociali Pierfrancesco Majorino risponde: "Troveremo una buona sintesi". Lunedì 8 settembre ci sarà un vertice in Prefettura per definire i dettagli dell'accoglienza in via Corelli. 

Il Naga ha molti dubbi su via Corelli. "Con quali criteri saranno ‘selezionati’ gli ospiti? Chi potrà avere accesso all’assistenza o chi resterà fuori? Gli ‘ospiti’ potranno ricevere liberamente visite? Giornalisti e avvocati potranno avere libero accesso? Queste sono alcune delle domande che ci poniamo e che poniamo al comune. Ci auguriamo che il cambio d'uso della struttura coincida con un reale cambio di obiettivi. Pur riconoscendone gli aspetti positivi come Naga chiediamo il rispetto di standard minimi di accoglienza e constatiamo amaramente che siamo di fronte ad un'ennesima soluzione emergenziale e non strutturale", conclude Cusani.

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