Sbarchi, emergenza storica in Calabria. Pochi i mediatori culturali
Lo sbarco dei migranti a Vibo Valentia
Lo sbarco dei migranti a Vibo Valentia |
CROTONE - Calabria, nuova “terra promessa” per i migranti che si avventurano in mare partendo dalla Libia o dalla Turchia, per scappare dall’orrore della guerra in corso nei loro Paesi. Gli operatori di Frontex continuano a segnalare migliaia di persone in mare, il che significa che gli sbarchi continueranno senza sosta grazie anche alla favorevoli condizioni climatiche.
Ieri in regione sono arrivate circa 1500 persone con tre sbarchi nei porti di Crotone, Corigliano e Reggio Calabria. Stamane è stata la volta di Vibo Valentia, dove al porto sono arrivati altri 342 immigrati provenienti dall’Africa subsahariana. Tra loro tre bambini, 75 donne di cui due incinte e 272 uomini. Alcuni di essi sono stati trasferiti in centri fuori regione, altri sono stati destinati a strutture del vibonese. La macchina dell’accoglienza calabrese continua a funzionare, nonostante la povertà di mezzi e di risorse. A Crotone i mediatori culturali a disposizione della questura sono solo due; un’altra unità è stata sottratta e “dirottata” in Sicilia.
In questi giorni di forte emergenza i turni dei mediatori e dei poliziotti sono dei veri tour de force; tutti sono impegnati a fare la spola tra gli uffici della questura e il centro d’accoglienza “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto dove attualmente sono ospitate 1350 persone a fronte di una capienza di 975 unità. L’accoglienza delle centinaia di disperati che arrivano dal mare, di conseguenza non consente a mediatori e forze dell’ordine di dedicare tempo sufficiente al lavoro di ufficio destinato agli immigrati. Si tratta di un lavoro d’ascolto, di consulenza legale, di sostegno umano e sociale; un lavoro quotidiano rivolto anche a tutti quei migranti (circa 500) che risiedono nelle strutture d’accoglienza temporanee, diffuse nel territorio provinciale crotonese. A tutto ciò bisogna aggiungere anche i ritardi nei pagamenti che, per i mediatori, avvengono ogni tre o quattro mesi. E’ chiaro che la gravità della situazione richiede un intervento immediato e concreto del governo centrale che dovrebbe attivarsi per applicare un progetto di mediazione culturale mirato, sui territori interessati dall’esodo biblico che arriva dal Mediterraneo.
In tempi come questi, servono più unità che riescano a far fronte alle esigenze quotidiane di tutti gli immigrati: sia di quelli accolti temporaneamente, sia di quelli che hanno deciso di rimanere in Calabria e stanno cercando di integrarsi nel territorio locale.
Intanto l’ufficio Immigrazione della questura crotonese, guidato dal vicequestore aggiunto Maria Antonia Spartà, ha richiesto un incremento del personale di vigilanza per il Centro “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto, dove sono in corso anche dei lavori di ampliamento della struttura. Le previsioni per le prossime settimane non sono rosee: il flusso degli sbarchi sarà continuo e la macchina organizzativa calabrese sarà messa a dura prova. La competenza e la piena disponibilità dimostrata finora da tutti i soggetti coinvolti, non basterà più. Serverà l’aiuto del governo nazionale, ci vorranno uomini e mezzi, incentivi agli enti che intenderanno accogliere gli immigrati. Servirà una vera politica dell’accoglienza, frutto dell’accordo di tutta una rete istituzionale che sappia mettere in comunicazione e in sintonia il mondo della politica con quello delle amministrazioni locali. Solo così la Calabria, ultima regione in tutte le classifiche del Paese, potrà affrontare l’emergenza epocale che arriva dal mare. (msc)