Bologna, il Centro Senza violenza per uomini maltrattanti compie un anno
BOLOGNA – Sono una decina gli uomini in percorso al Centro Senza violenza aperto un anno fa in via de' Buttieri 9 a Bologna dall'omonima associazione, 5 quelli che stanno facendo i colloqui di valutazione. Nei primi 12 mesi di apertura sono stati più di 30 i contatti con il centro da parte di uomini, partner di uomini maltrattanti, servizi sociali, avvocati, professionisti, per chiedere informazioni e valutare la possibilità di avviare un percorso. In circa 20 casi sono stati fatti dei colloqui per capire se c'erano le condizioni per farlo, mentre altri 10 si sono conclusi senza arrivare a incontrare l'uomo autore di violenza. Sono 4 gli uomini che hanno abbandonato dopo i primi 2/3 colloqui. “L'associazione è attiva dal 2013 e anche prima dell'apertura del centro abbiamo portato avanti attività di sensibilizzazione dirette a responsabilizzare gli uomini autori di violenza – spiega Giuditta Creazzo, cofondatrice insieme a Paolo Ballarin e Gabriele Pinto di Senza Violenza e copresidente con Ballarin – Poi c'è stato il Protocollo di collaborazione con Comune, Asp e Casa delle donne e siamo partiti, anche con il sostegno di Asc InSieme: certo la partenza è stata in salita, ma abbiamo capitalizzato il lavoro di sensibilizzazione dei mesi precedenti. Per questo, oggi pensiamo di poter parlare di un buon riscontro sia per i 'numeri' sia per la progressione”. A mano a mano che il centro viene conosciuto, infatti, aumenta la domanda. “E nei percorsi più lunghi, quelli avviati da 10-12 mesi, vediamo dei risultati, intesi come cessazione dei comportamenti violenti – continua Creazzo – Non si tratta di una valutazione scientifica ma del riscontro da parte degli operatori di Senza violenza, anche attraverso il contatto con le donne partner e I servizi laddove siano stati coinvolti”.
Il modello del Centro Senza violenza si ispira a quello norvegese di Alternative to violence che affianca l'approccio psicoeducativo e psicologico con quello politico, sociale e culturale. “La violenza è un problema che riguarda tutti, uomini e donne, e non una frangia minoritaria di soggetti con patologie personali o sociali e i dati lo confermano. È un problema che ha radici profonde a livello politico e culturale nelle relazioni fra uomini e donne, è un esercizio di potere e dominio, anche quando non si tratta di violenze efferate – spiega Creazzo - Ci siamo impegnati per aprire questo centro perché siamo convinti che sia fondamentale affrontare la questione della responsabilizzazione maschile per far sì che prima o poi si possa arrivare a eliminare la violenza maschile verso le donne e, nel frattempo, fare in modo che la responsabilità non sia fatta ricadere sulle spalle delle vittime”. Sotto questo aspetto, è di importanza prioritaria la sicurezza della donna e degli eventuali minori coinvolti nelle situazioni di violenza: un buon numero degli uomini che si è rivolto al centro, infatti, ha ancora una relazione con la partner o con la ex, nel caso ci siano figli. “Appena capiamo che è possibile avviare un percorso, inviamo una lettera informativa alla partner per dirle della richiesta di aiuto al nostro centro e chiedere la sua disponibilità a prendere contatto con noi e la risposta è stata quasi sempre positiva – aggiunge –. Spesso sono state le stesse donne a sostenere il partner nella richiesta di aiuto, un elemento importante nella motivazione dell'uomo, e ci sono stati anche uomini che sono arrivati al centro insieme alla propria partner”. In questi primi 12 mesi di attività sono stati privilegiati gli incontri individuali, ma adesso i numeri consentono anche di affiancarvi un lavoro di gruppo, “una modalità molto efficace ma che richiede un numero minimo di partecipanti”.
L'età media degli uomini che si sono rivolti al centro è di circa 40 anni. Tra di loro ci sono anche uomini giovani che si sono fatti delle domande e hanno capito di avere un problema con l'uso della violenza e per questo chiedono aiuto. “Un dato che affiancato a quello dell'aumento consistente della richiesta di sostegno da parte delle donne ai Centri antiviolenza ci dice che la sensibilità sociale verso questo problema sta cambiando – dice Creazzo – Purtroppo, stiamo assistendo a iniziative normative che vanno in altre direzioni, nonostante il nostro Paese abbia ratificato la Convenzione di Istanbul”. Il riferimento è al disegno di legge Pillon sull'affido condiviso presentato lo scorso agosto, da poco assegnato alla Commissione Giustizia del Senato e fortemente criticato. “Noi condividiamo le posizioni critiche espresse dalla Casa delle donne, dai Centri antiviolenza e dalla Rete Dire e già ritenevamo pericoloso il fatto di privilegiare l'affido condiviso a prescindere dalla situazione reale e da una seria valutazione della presenza di violenza all'interno della coppia – conclude Creazzo – Riteniamo che questo governo stia portando avanti iniziative che vanno in direzione contraria rispetto agli ultimi passi positivi fatti. Confidiamo che non si arrivi a mettere in discussione i finanziamenti per sostenerli”.
Dell'esperienza dei primi 12 mesi del Centro Senza violenza stasera a partire dalle 18.30 al Centro Natura di via degli Albari 4/A a Bologna in un incontro a cui parteciperanno i fondatori e i soci dell'associazione. A seguire è in programma una cena bio-veg-vegetariana di autofinanziamento. (lp)