"Chi cammina si sente libero": la passione per il trekking di Marina, ipovedente
Marina Amianti
"Camminare per me è libertà. La libertà di procedere passo dopo passo seguendo la propria andatura e ammirando i paesaggi, la bellezza, la natura che ci è stata donata. Camminare è anche fatica, sudore, silenzi e sorrisi, è arrivare alla fine di una tappa con i piedi scalzi e il cuore colmo di emozione". È contagiosa Marina Amianti quando parla del piacere di camminare, una pratica che segue fin da bambina, allorché s’inerpicava per i sentieri delle Dolomiti dietro una zia che le ha trasmesso la passione per il trekking. Una passione che a distanza di anni resiste e, anzi, si è arricchita di nuovi significati, incrociando a più riprese la sua storia personale. Oggi Marina ha 33 anni e dal 2016 vive a La Spezia, dove lavora come operatrice telefonica presso la sede territoriale dell’Inail, dopo aver frequentato un corso all’Istituto dei ciechi Francesco Cavazza di Bologna. Ma tutte le volte che può si immerge in lunghi percorsi di trekking a contatto con la natura. "È una ricarica per la mia anima. Camminando mi nutro di tutto quello che i miei occhi riescono a vedere, mentre quello che non vedo posso annusarlo, assaporarlo, ascoltarlo con gli altri sensi".
Marina è affetta da albinismo di tipo 2, una patologia rara che colpisce circa una persona su 40 mila. "Il momento più difficile è stato durante l’adolescenza: non accettavo né la mia malattia né me stessa", ricorda. "Cercavo sempre di nascondere le mie difficoltà, creando in questo modo una corazza difensiva tra me e il mondo esterno. Preferivo non rivelare che ero ipovedente, ma le mie caratteristiche fisiche parlavano da sole: i capelli e la pelle chiarissimi, e poi quel movimento involontario degli occhi, che chiamiamo nistagmo". All’età di 15 anni, a completare il quadro, arriva l’epilessia. Marina non se l’aspetta, è colta di sorpresa, come suggerisce la stessa etimologia del termine che fa riferimento, appunto, all’essere presi di soprassalto. "Molti vedono nelle persone che soffrono di epilessia soltanto qualcuno che cade per terra, in preda a movimenti compulsivi, senza pensare, invece, che siamo prima di tutto individui e che viviamo una vita normale", dice. "Su questa malattia c’è ancora un grande tabù: temiamo il giudizio che gli altri possono esprimere nei nostri confronti. Io stessa, fino a oggi, non ne avevo mai parlato pubblicamente: invece affrontare l’argomento è doveroso, soprattutto per sensibilizzare i più giovani".
Per la stessa Marina, però, il percorso di accettazione è stato tutt’altro che lineare. Il punto di svolta si presenta il 27 aprile del 2015, il giorno del suo ventisettesimo compleanno, quando viene ricoverata in terapia intensiva a causa di uno shock settico provocato da setticemia. A fronte del rischio di morire, tutto il resto passa in secondo piano: Marina pensa soltanto a salvarsi, è la vita che le interessa ora. "Quelli che fino ad allora avevo considerato i miei problemi a un tratto mi apparivano semplicemente come delle caratteristiche individuali, le mie caratteristiche, con le quali volevo continuare a convivere", rivela. "Da quel momento ho cominciato a sentirmi libera, potevo finalmente vivere senza dover nascondere nulla". Una volta guarita, Marina si trasferisce da Susegana (Treviso), dove abita con la sua famiglia, a La Spezia. Poi, nel 2019, durante un cammino lungo una vecchia via della transumanza che congiunge Cascina a Rosignano Marittima, in Toscana, conosce Dario Sorgato, il fondatore di Noisy Vision, un’associazione nata per promuovere l’empowerment delle persone con disabilità sensoriali.
Marina e Dario si piacciono, si frequentano e, qualche tempo dopo, si fidanzano. Oltre all’amore per la vita e a un approccio positivo nei confronti del mondo, hanno in comune la passione per il trekking. D’altra parte, tra le attività organizzate da Noisy Vision ci sono proprio i viaggi a piedi, dove persone ipovedenti, non vedenti e vedenti camminano fianco a fianco. "È un’esperienza bellissima che tutti dovrebbero fare prima o poi", dice Marina. "Arrivano persone di ogni età, da tutte le parti d’Italia. Quando camminiamo siamo tutti uguali, perché dove io non vedo, vedi tu. E dove tu non vedi, ti faccio vedere io. C’è uno scambio davvero in tutti i sensi". Lo scorso dicembre Marina e Dario, che è anche lui ipovedente per via della retinite pigmentosa, hanno affrontato in completa autonomia il Cammino di Santiago in Gran Canaria: 85 chilometri percorsi in quattro giorni attraversando tutta l’isola, sul tragitto che collega Maspalomas a Gáldar. "Abbiamo camminato lentamente, tastando bene il terreno con il bastone da trekking, prima di appoggiare i piedi a terra. Non conoscevamo il percorso, ogni cosa è stata una sorpresa per noi. Vorrei lanciare un messaggio: non bisogna mai perdere la speranza, tutti abbiamo la possibilità di raggiungere i nostri obiettivi. Come dico sempre: se restano nel cassetto, i sogni fanno la polvere".
Sono tanti gli itinerari proposti ogni anno a persone ipovedenti, non vedenti e vedenti da Noisy Vision, l’associazione senza scopo di lucro fondata nel 2017 da Dario Sorgato per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle disabilità sensoriali e le cause genetiche che possono determinarle. E tanti sono anche gli appuntamenti previsti da qui alla fine del 2022. Si comincia con il Cammino dei briganti (26 maggio-2 giugno) per proseguire con il Cammino sulla Via Francigena da Siena a Bolsena (3-10 giugno) e il Viaggio in barca a vela dall’Isola d’Elba alla Corsica (16-23 luglio). Dal 22 al 25 settembre sarà, invece, la volta di “Acqua e sale. Un mosaico di sensi”, un weekend tra storia natura e tradizioni nel Parco del Delta del Po, e dal 6 al 9 ottobre si va a piedi lungo il sentiero che unisce Santhià al Santuario di Oropa sulle Alpi Biellesi. Si chiude in bellezza dal 3 all’11 dicembre con un percorso tra le dune del Marocco. Maggiori dettagli sul sito dell’associazione.
(L’articolo è tratto dal numero di maggio di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)