28 marzo 2015 ore: 10:45
Ambiente

Ecomostri, "Terre perse" il fumetto sulla riconquista degli spazi

Il consumo di terreno, l’abusivismo, i condoni, ma anche il recupero di spazi. È il nuovo fumetto di Raul Pantaleo, Marta Gerardi e Luca Molinari (BeccoGiallo). “Il nostro obiettivo? Far capire che il terreno è un bene comune, che riguarda tutti, e va rispettato”
Terre perse - fumetto 1

La copertina del libro

La copertina del libro
Terre perse - fumetto 1

 BOLOGNA – Per dare spazio all’edilizia in Italia si consumano 8 metri quadrati di suolo all’anno, tanto che oggi non è possibile tracciare un cerchio di 10 km di diametro senza intercettare un nucleo abitativo. I numeri delle case sfitte ci dicono però che tutte queste abitazioni non servono: nel nostro Paese ci sono circa 5 milioni di alloggi vuoti, pari al 20% del patrimonio abitativo totale. Ma non sono solo le case a consumare terreno: tra il 2005 e il 2010 le costruzioni di ipermercati sono aumentati del 28,1%, le sale multiplex del 29,6% e le grandi superfici specializzate del 37,7%. Tutti immobili che competono con gli spazi pubblici urbani. È quanto ci racconta “Terre perse”, fumetto sul consumo di territorio realizzato dall’architetto Raul Pantaleo e dall’illustratrice Marta Gerardi (entrambi fanno parte del progetto collettivo tamassociati) insieme a Luca Molinari e pubblicato da BeccoGiallo, per cui avevamo già realizzato “Architetture resistenti” sui luoghi e gli edifici italiani simbolo di un’architettura diversa, militante, coraggiosa.

“Questo libro continua il ragionamento fatto con ‘Architetture resistenti’ – racconta Pantaleo – Nel fumetto precedente si parlava della valenza sociale dell’architettura, del suo essere un bene comune, in questo vogliamo far capire che anche il territorio è un bene comune, che appartiene a tutti”. Anche se parla di speculazione edilizia, “Terre perse” non ha una connotazione negativa. “Sarebbe stato troppo facile fare un libro di condanna”, dice Pantaleo che sottolinea l’intento di far passare un messaggio positivo, di recupero dei luoghi, di lotte vinte contro l’abusivismo. Non a caso ‘Viaggio nell’Italia del dissesto e della speranza’ è il sottotitolo scelto per il libro. “Partiamo da ‘Le mani sulla città’, il film di Francesco Rosi, e dal testo di Italo Calvino sulla speculazione edilizia e arriviamo all’ecomostro di Alimuri a Vico Equense, abbattuto lo scorso novembre dopo 50 anni di battaglie legali – continua – Una bella storia, di riconquista degli spazi”.

Pagina 25
Terre perse - fumetto 3

 “Da tempo orti e campi non sono più una priorità, sono considerate terre perse”. Le parole sono di Mario Calvino, agronomo sanremese e padre di Italo, che Beni, protagonista del fumetto, immagina di incontrare a Sanremo e che la porta sulla strada di San Giovanni, il percorso che un tempo portava agli orti e alle serre della città e che lo stesso Italo Calvino ha ricordato nell’omonimo racconto. È sempre Mario Calvino a snocciolare dati e statistiche sul consumo del territorio in Italia e a ricordare a Beni e ai lettori l’importanza di rispettare il terreno: “Il rispetto che dobbiamo al suolo è enorme, e soprattutto non dobbiamo esaurirlo con processi che lo consumano per sempre, come la cementificazione. Perché una volta tolto un metro di suolo per far posto a un edificio, ad esempio un capannone industriale, non solo non svolge più le sue funzioni vitali, ma non sarà più possibile disporre di questo suolo per millenni”, dice. Qual è dunque la sfida per i prossimi anni? “Recuperare e riutilizzare i luoghi, le piccole aree artigianali dismesse, i capannoni industriali abbandonati, attraverso l’uso del verde e di energie rinnovabili, come raccontiamo nel libro”, spiega Pantaleo.

Pagina 34
Terre perse - fumetto 4

“Terre perse” è un omaggio alle grandi battaglie degli ultimi anni per il recupero degli spazi, contro i condoni o la speculazione. “Nel nostro piccolo abbiamo cercato di dare un contributo, attraverso un mezzo popolare come il fumetto, per far crescere la consapevolezza sul fatto che non è solo la grande opera ad avere a che fare con il consumo di terreno, tanto più in un territorio come quello italiano, ricco ma devastato, in cui uno dei problemi principali è la mancanza di cultura e sta sempre più passando un’idea folle della proprietà, secondo cui sul tuo terreno puoi farci quello che vuoi – conclude Pantaleo – Non è così: se costruisci una casa brutta o in un posto sbagliato non riguarda solo te, ma tutti. È una cosa a cui bisogna cominciare a pensare, anche perché abbattere questi edifici non è così semplice”. (lp)

 

 

 

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