La testimonianza raccolta al telefono dall’associazione Yo Migro. La richiesta d’aiuto tra le lacrime: “Perché il giudice ha detto maggiorenne? Ho 17 anni e due mesi”
Guido Benedetti
Illustrazione racconto Cie di Ponte Galeria 2
ROMA – “Non mi piace Ponte Galeria. Qui sempre paura. No studiare, no dormire, no mangiare, sempre pensare che mi piace scuola”. È la voce a tratti interrotta dalle lacrime di uno dei due ragazzi bengalesi portati nei giorni scorsi presso il Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria e allontanati da uno dei centri per minori non accompagnati della capitale
raccolta al telefono dall’associazione Yo Migro. I due migranti sono stati condotti presso il Cie, spiega l’associazione, “a seguito delle visite mediche forzose presso l'Ospedale militare del Celio disposte dal Comune di Roma nell'ambito dell'operazione sui cosiddetti finti minori stranieri”, nonostante già in un'altra occasione i due erano stati portati nel Cie per stabilirne l’età. Al telefono i due ragazzi chiedono, fra le lacrime, di capire le ragioni per cui sono stati portati nel Cie di Ponte Galeria. “Perché il giudice ha detto maggiorenne? Ho 17 anni e due mesi e sono due volte a Ponte Galeria. Perché due volte? Non mi piace Ponte Galeria, mi piace la scuola. Qui non dormire, non mangiare”. Al loro fianco, intanto, si sono schierate già diverse associazioni come l’Asgi, associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, che insieme a Yo Migro, Laboratorio 53 onlus, Infomigrante e zeroviolenzadonne.it, scenderanno un piazza Montecitorio domani alle ore 15 per chiedere l’immediato rilascio dei due ragazzi.