Secondo gli ultimi dati della Cis sono 700 mila le persone povere. La causa? La crisi delle grandi aziende sarde ma anche delle piccole imprese dell'indotto. A Cagliari ogni mese 3 mila persone in fila alla Caritas
CAGLIARI - Prima la crisi del petrolchimico e delle industrie dell'area di Ottana, poi quelle recenti nel Sulcis, esplose a livello nazionale con le vertenze di Carbosulcis e Alcoa. In Sardegna la crisi dilaga, così come la povertà. Secondo gli ultimi dati della Cisl nell'Isola vivono 700 mila persone sotto la soglia della povertà. Praticamente, a conti fatti, metà della popolazione sarda. Una condizione che ha fatto sprofondare migliaia di famiglie nella disperazione. Ma in crisi non ci sono solo le grandi aziende sarde, dove spiccano le vertenze anche di Eon, Euroallumina, Keller e Vinyls, ma anche quelle più piccole operano nell'indotto. E se nelle aree del Sulcis, del Medio Campidano e persino in Gallura lo scenario è desolante, la situazione non è migliore in provincia di Cagliari dove, nel capoluogo, sono ormai 3 mila le persone che si rivolgono ogni mese agli sportelli della Caritas di viale Fra Ignazio. Tra questi c'è chi si appoggia per i pasti, altri per pagare bollette o evitare di cadere nell'usura. Una radiografia della miseria che preoccupa profondamente anche la Cgil che, secondo i propri dati, vede la povertà stabilizzata sulla soglia del 22-22 per cento. (fp)