Assistenti sociali a fianco dei medici di base, per intercettare le criticità
ROMA - Assistenti sociali presenti negli studi associati dei medici di base, per intercettare le criticità da un osservatorio privilegiato e garantire un nuovo approccio ai bisogni della persona nell’ambito delle cure primarie: quelle che rappresentano il primo livello di contatto dei pazienti, della famiglia e della comunità con il servizio sanitario nazionale. Il progetto, partito nelle Marche e coordinato dal Centro di Ricerca e Servizio sull’Integrazione Socio-Sanitaria (Criss) dell’Università Politecnica delle Marche, è diventato nazionale e mira a realizzare nuovi percorsi assistenziali basati su un approccio multidisciplinare della persona con un intervento che promuova l’integrazione delle prestazioni sanitarie e sociali e assicuri un’efficace continuità delle cure.
Nei giorni scorsi a Roma, nella sede del Sindacato unitario nazionale Assistenti Sociali, si è riunito il coordinamento nazionale che sta seguendo l’avvio del progetto redatto dalla Federazione italiana Medici di Medicina generale (Fimmg), dal Sindacato unitario Assistenti Sociali (Sunas) e dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali (Cnoas)). Mentre il progetto esecutivo per la Regione Marche, coordinato dal Centro di ricerca e servizio sull’integrazione socio sanitaria dell’Università politecnica delle Marche, è realizzato da Sunas, Fimmg e Croas della Regione Marche.
- Nell’occasione sono state riprese e delineate le fasi attuative e i tempi di realizzazione della sperimentazione che sarà avviata nella Regione Marche a partire dai primi mesi del 2018 e che vuole rafforzare i processi di cura, promuovendo l’integrazione ed il coordinamento degli interventi di natura sanitaria con quelli sociali, implementando una presa in carico integrata del paziente fragile e cronico.
“Il progetto – spiega la responsabile, Carla Moretti (Centro di ricerca e servizio sull’integrazione socio sanitaria dell’Università Politecnica delle Marche) - mira ad affrontare la salute del cittadino nella sua globalità, promuovendo l’integrazione e il coordinamento degli interventi di natura sanitaria con quelli di tipo socio-assistenziale, per realizzare percorsi di presa in carico socio-sanitaria che accompagnino il cittadino tenendo conto integralmente delle sue esigenze, con la massima attenzione per la qualità della vita”. In questo senso, si tende a “ricomporre l’unità dell’offerta dei servizi costruiti attorno alla persona, per metterla in condizione di acquisire quelle abilità che le consentano di muoversi con maggiore competenza nella gestione della propria condizione, sia sotto il profilo clinico sia nella sua dimensione sociale”.
In particolare l’attenzione è rivolta alle persone non autosufficienti, agli anziani in situazioni di fragilità e a rischio di ospedalizzazione. Si parte con una valutazione multidimensionale attraverso cui vengono elaborati i percorsi di sostegno personalizzati, per affrontare le criticità emergenti restando a casa propria.
“Percorsi – spiega Carla Moretti - che saranno orientati anche ad accogliere le richieste delle persone e delle famiglie che vivono problematiche complesse o a rischio disagio, per prevenire o attenuare situazioni di crisi o di ulteriore fragilità. L’intervento si rivolge a pazienti affetti da patologie di tipo cronico e a pazienti fragili, con l’obiettivo di garantire, agli stessi e ai loro familiari, una analisi globale della situazione e l’accesso ai servizi socio-sanitari presenti nel territorio, attraverso un percorso di sostegno e di accompagnamento. Si tratta di interventi che possono avere un impatto significativo nel paziente e sulla sua partecipazione alla gestione del proprio stato di salute. Nelle Marche, la sperimentazione è stata avviata nel Comune di Senigallia attraverso la realizzazione di due progetti realizzati nel 2011 e nel 2014. Gli esiti di queste sperimentazioni hanno evidenziato le potenzialità di un nuovo approccio ai bisogni della persona nell’ambito delle cure primarie”.
“Già nelle prime fasi di questo studio a carattere innovativo – conclude Moretti -, l’Ordine regionale Assistenti sociali delle Marche aveva portato la propria collaborazione, ponendolo in evidenza al Consiglio nazionale. Il Sunas, a partire dall’accordo sottoscritto con la Fimmg nel 2013, ha previsto un fattivo contributo per l’attuazione del progetto, sul quale si è deciso di investire grazie anche al significativo apporto del Consiglio nazionale e del consiglio regionale degli Assistenti sociali delle Marche”. (Teresa Valiani)