19 settembre 2012 ore: 11:02
Economia

Istituto italiano della donazione. “Donatori fedeli reggono, ma donano meno”

Pesa la minore disponibilità economica del donatore e la difficoltà ad allargare la base dei donors. Cresce la raccolta verso le imprese nei primi mesi del 2012
ROMA – “I donatori fedeli reggono, nonostante abbiano meno denaro da dedicare alle associazioni sostenute, mentre vacillano quelli occasionali”. È quanto emerge dall’indagine “L’andamento delle raccolte fondi nel terzo settore: bilanci 2011 e proiezioni 2012” realizzata dall’Osservatorio di sostegno al non profit sociale dell’Istituto italiano della donazione (Iid) e presentata oggi a Roma. La ricerca ha evidenziato come tra i “donors” più generosi, per la prima volta si assiste ad una visibile contrazione della raccolta fondi da privati, sia persone fisiche che aziende. “I cittadini italiani, pur essendo indicati dal 50% del campione come la fonte di entrata dalla quale si è raccolto di più, perdono 11 punti percentuali rispetto all’indagine condotta a inizio anno. Un peggioramento ancor più evidente si vede sul fronte aziende, le quali sono indicate dal 37% come le meno generose con un incremento di ben 16 punti percentuali”.

Le difficoltà maggiori riscontrate riguardano la minore disponibilità economica del donatore (43%) il quale, seppure fidelizzato, fatica a continuare a donare la stessa cifra degli anni precedenti. In seconda posizione si attesta la difficoltà ad allargare la base dei donatori (28%) mentre la perdita dei donatori fedeli è denunciata solo dal 3% delle organizzazioni intervistate. Cambiano, inoltre, alcuni degli strumenti maggiormente utilizzati per raccolta fondi. Al primo posto ci sono sempre gli eventi pubblici (il 47% nel 2011 e il 52% nel 2012), crolla il direct mailing cartaceo (che passa dal 40% al 28% dei primi mesi del 2012), mentre nei primi sei mesi di quest’anno si va affermando la raccolta fondi verso le imprese, cresciuta di 9 punti percentuali. Per quanto riguarda il 5 per mille, infine, per il 66% delle organizzazioni pesa meno del 10%, per l’11% pesa oltre il 20% e ciò, spiega l’osservatorio,  “può creare una dipendenza pericolosa, visti anche i tempi di liquidazione degli importi”. (ga)
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