Rom. Associazione 21 luglio: a Napoli politiche lesive dei diritti umani
"La citta' di Napoli e' in prima fila nella riproposizione di politiche segreganti, lesive dei diritti umani ed economicamente insostenibili nel lungo periodo". A riportarlo e' il Report Annuale 2017 dell'associazione 21 luglio sulle condizioni di vita delle popolazioni rom e sinti in Italia, presentato al Senato.
La Campania, Regione dove sono presenti ben 2100 persone che abitano in insediamenti informali e micro insediamenti, si posiziona al primo posto in questa speciale classifica. Nel novembre 2016, grazie all'avanzo dei fondi ex emergenza, sono stati consegnati alle autorita' campane 16 milioni di euro "che potrebbero imprimere un'importante accelerazione all'attuazione della Strategia nazionale" che si propone di migliorare l'inclusione scolastica, il successo formativo dei minori e la partecipazione attiva delle famiglie rom, sinti e caminanti. Ma, dopo sei anni dall'adozione della Strategia Nazionale, molte amministrazioni locali, tra cui quella di Napoli, "continuano a operare in netto contrasto con essa - si legge nel rapporto - e a reiterare la politica dei campi, implementandola".
Tra i casi di particolare emergenza citati dall'associazione, c'e' lo sgombero della baraccopoli di Gianturco, in via Brecce Sant'Erasmo, nell'aprile del 2017, dove vivevano 1200 rom di nazionalita' rumena. Duecento di questi, furono trasferiti in un nuovo "centro temporaneo di prima accoglienza" in via del Riposo. "Gli spazi interni al nuovo insediamento - denuncia 21 luglio - risultano essere insufficienti" e le abitazioni, 28 container di circa 21 metri quadrati ciascuno, "asfittiche".
Da una parte "ci troviamo di fronte all'ennesimo esempio di insediamento formale monoetnico e pertanto discriminatorio", dall'altra "la scelta dell'amministrazione non sembra prevedere alcun percorso integrato e strutturato per predisporre progetti inclusivi nel medio-lungo periodo". Ad altre famiglie, viene offerta la possibilita' di trasferirsi nel centro di accoglienza "Grazia Deledda", "una struttura monoetnica al di sotto degli standard internazionali" che ospita circa 100 persone. Alle restanti famiglie "non viene proposta alcuna soluzione abitativa alternativa, rendendole di fatto senza dimora".
E, dopo lo sgombero forzato, alcune di esse, "radicate oramai da anni nel tessuto urbano, non risultano essersi allontanate dalla citta' ma dislocate in modo frammentario nel territorio.
Molte hanno dormito per settimane in auto - denuncia l'associazione - altre hanno cercato ospitalita' in insediamenti informali o si sono allontanate dal Comune e momentaneamente rientrate in Romania". Una politica di sgomberi forzati che nel Rapporto viene definita "estremamente negativa" e che produce una "diaspora" avvenuta, nel caso di Gianturco, "a macchia di leopardo sul territorio della citta' di Napoli, replicando altrove, se non peggiorando, le situazioni di vulnerabilita' delle famiglie rom sgomberate".
Nonostante questo, l'associazione 21 Luglio registra nel 2017 una considerevole "riduzione" degli episodi di discorsi d'odio verso i rom a Napoli, che vede nel 2017 soli 2 episodi accertati, pari al 1,1% sul totale, contro i 14 registrati l'anno precedente. In particolare, tra gli episodi di violenza e di intimidazione avvenuti in citta', si segnala il rogo appiccato vicino all'insediamento di Cupa Perillo, a Scampia, nell'agosto scorso. Gli autori sono ancora ignoti "tuttavia la polizia decide di avviare le indagini e si ipotizza che l'atto possa essere stato effettuato a titolo intimidatorio o ritorsivo, a seguito delle denunce dei residenti della baraccopoli per sversamento di rifiuti e scarichi nelle adiacenze del campo".
(DIRE)