Centri di asilo in Africa per fermare le stragi? Le associazioni si dividono
- ROMA – “Agire al più presto perché non ci siano più stragi nel Mediterraneo”: il coro è unanime dopo l’ultima tragedia nel canale di Sicilia, costata la vita a 700 persone (ma il bilancio non è ufficiale e c’è chi parla di 950 vittime). Le organizzazioni che si occupano dei migranti tornano a chiedere al governo italiano e alle autorità europee un intervento immediato per evitare che il bilancio dei morti continui a salire. In un appello congiunto con altre ong, Focsiv, la federazione degli organismi di volontariato internazionale, chiede l’istituzione immediata di centri di identificazione nei paesi di transito dei migranti, dove i rifugiati possano fare domanda di asilo prima di compiere il viaggio verso l’Europa. L’ipotesi, che è già al vaglio del governo italiano da diversi mesi, e che potrebbe subire ora un’accelerazione, divide però le associazioni: c’è chi teme la violazione dei diritti umani e chi vede, invece, in quest’ipotesi l’unica soluzione per fermare le morti in mare.
“L’analisi delle domande prima di partire è l’unica soluzione per evitare altre stragi”. Secondo Attilio Ascani, direttore di Focsiv, bisogna evitare che i profughi scelgano la via del mare, permettendogli di fare domanda di asilo prima di partire. “Come dimostra quest’ultima tragedia il problema non è il ripristino di Mare nostrum. Al fianco del barcone che si è ribaltato sabato notte c’era, infatti, una nave di soccorso. – spiega -. Il vero problema è evitare che queste persone debbano prendere la via del mare. Quello che chiediamo, dunque, è aprire al più presto i centri di identificazione e accoglienza per lo smistamento delle domande d’asilo nei paesi limitrofi ai paesi in guerra e nei paesi di transito. Riteniamo infatti che questo sia l’unico modo che abbiamo per togliere i migranti dalle mani degli scafisti”. L’appello di Focsiv è stato sottoscritto da altre organizzazioni umanitarie come Oxfam. “La questione dei centri nei paesi di transito è una necessità non più rimandabile - sottolinea Alessandro Bechini, responsabile di Oxfam Italia -. La consideriamo una premessa all’apertura dei canali umanitari, che chiediamo da tempo
Ma l’Asgi boccia la proposta: “Così si crea solo un limbo, da cui non si esce più”. Nonostante le rassicurazioni del governo, in particolare sul fatto che a gestire i centri saranno organizzazioni internazionali come Unhcr e Oim, l’ipotesi non convince tutti. In particolare l’Asgi (l’associazione studi giuridici sull’immigrazione) si dice scettica sulla reale possibilità di realizzare centri che siano effettivamente dei luoghi di accoglienza e smistamento delle domande d’asilo. “Il rischio è di limitare l’accesso alla protezione internazionale e di spostare il problema sulle vittime, frenando così la loro possibilità di partire – sottolinea Chiara Favilli, docente di diritto europeo all’università Lumsa di Roma e membro dell’Asgi -. L’esame di una richiesta d’asilo è lunga e complessa, mal si presta a un trattamento sommario all’estero ai fini di uno smistamento. Il pericolo è che venga fatto un esame che tenga conto solo dei paesi di provenienza anziché della situazione individuale del richiedente”. A preoccupare è anche che venga limitata la possibilità di fare ricorso: “non vogliamo che questi centri diventino una sorta di limbo da cui non si esce più”. Secondo l’Asgi è inoltre difficile che l’ipotesi possa realizzarsi in mancanza di un reale accordo tra i paesi europei. “La vera emergenza oggi è la lotta i trafficanti – spiega Favilli - non limitare la possibilità delle persone di partire. Così si sposta solo il problema sulla vittima impedendole di accedere a un diritto”. (ec)
Su Rs, l'agenzia di Redattore sociale le interviste complete ad Attilio Ascani di Focsiv e a Chiara Favilli di Asgi.