20 agosto 2018 ore: 14:45
Immigrazione

Migranti, la "lunga attesa" della Nave Diciotti: verso una soluzione

Interviene il Garante dei detenuti Mauro Palma che parla di "permanenza forzata" e di "rilevanza umanitaria". La procura di Agrigento apre un'inchiesta. Cild: "Non possono essere lasciate in acque territoriali italiane persone soccorse da nave italiana". Unhcr: "Sbagliato, pericoloso, immorale"
Guardia costiera, la nave diciotti

ROMA - Quinto giorno in stand by per la nave italiana Diciotti della Guardia costiera italiana, con a bordo 177 persone soccorse in mare. In attesa che venga indicato un porto sicuro di sbarco il caso dell’imbarcazione italiana, tenuta in stallo, è già diventato un caso. Tra i primi ad intervenire il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, che dopo aver preso atto del quinto giorno di permanenza forzata dei 177 migranti salvati ha informato le alte cariche dello Stato con le sue valutazioni sul caso. Per il Garante si tratta di un caso di “rilevanza umanitaria”, per questo ha avviato un’interlocuazione istituzionale.

- La Diciotti ha soccorso, nella notte fra mercoledì e giovedì, un’imbarcazione con a bordo 190 persone in zona SAR maltese. Tredici persone sono state portate d’urgenza al poliambulatorio di Lampedusa perché in gravi condizioni di salute e sulla nave rimangono 177 persone, di cui alcuni minori. Secondo Cild (Coalizione italiana per le libertà e i diritti civili), Asgi, ActionAid e Indiewatch “tale attesa sembra configurare una violazione dell’obbligo in capo all’Italia di fare quanto possibile per ridurre al minimo la permanenza dei sopravvissuti a bordo della nave che ha effettuato il salvataggio (Linee Guida IMO soccorso in mare, par. 6.8)”. Anche se vanno accertate le possibili responsabilità in capo alle autorità maltesi, “è altrettanto innegabile che non possono essere lasciate in acque territoriali italiane persone soccorse da una nave battente bandiera italiana - sottolineano le organizzazioni in una nota - . Ci auguriamo che il Governo italiano ponga in essere le procedure necessarie per accertare le responsabilità di tutti gli attori coinvolti, ma in via prioritaria agisca con massima rapidità per salvaguardare i diritti delle persone soccorse dalla nave Diciotti”.

In particolare, si ricorda che, in caso di imminente pericolo per l’incolumità e la vita delle persone a bordo, “l’ingresso in porto è sempre consentito anche in assenza di esplicita autorizzazione, poiché avviene in stato di necessità o per ragioni di forza maggiore - sottoinea la nota - È utile ancora precisare che il Ministero dell’Interno in tali ambiti ha competenze limitate alle attività di garanzia dell’ordine pubblico e di vigilanza, prevenzione e contrasto dell’immigrazione irregolare via mare, non avendo l’autorità di poter impedire l’accesso di una nave militare italiana che ha operato un soccorso, spettando tale scelta, per legge, al solo Comando della Capitaneria di porto, che risponde al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”.

Secondo il decreto interministeriale (Ministro dell’Interno, Ministero della Difesa, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) del 14 luglio 2003 il principio generale secondo il quale l’attività di salvataggio ha priorità rispetto alle altre azioni (e competenze) previste. “La lunga attesa imposta alle persone sulla nave Diciotti può dare luogo ad alcune rilevanti violazioni e il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, a cui ci appelliamo, deve evitare il protrarsi delle stesse - aggiungono- Innanzitutto tale attesa determinerebbe, come evidenziato dal Garante nazionale dei detenuti e delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, una limitazione illegittima della libertà delle persone soccorse, poiché avverrebbe in assenza di qualsivoglia ordine di trattenimento o detenzione in violazione dell’articolo 13 della Costituzione e dell’articolo 5 della Convenzione Europea sui diritti umani (Cedu)”.

Tra le altre violazioni che si prefigurano quella del diritto a non essere sottoposte a trattamenti inumani e degradanti (articolo 3 Cedu), soprattutto nei confronti delle persone più vulnerabili, poiché potrebbero non essere garantite adeguate cure e beni di prima necessità. Il trattenimento in condizioni precarie sarebbe inoltre imposto anche ai minori, in aperta violazione del principio universalmente riconosciuto del superiore interesse del minore, principio che dovrebbe prevalere su ogni altra considerazione.

Mentre la situazione sembra in procinto di sbloccarsi, con un possibile sbarco in un porto italiano (Pozzallo), secondo alcune agenzie la procura di Agrigento avrebbe aperto un’inchiesta sul caso. “Auspichiamo che le autorità responsabili autorizzino nel minor tempo possibile l’accesso al porto della nave Diciotti e che siano garantiti alle persone soccorse i loro diritti. Inoltre auspichiamo che vengano accertate, in ogni sede utile, le responsabilità delle autorità coinvolte e che situazioni di questo tipo non si ripetano in futuro” conlude la nota delle organizzazioni. Anche per l’Unhcr “lasciare nel Mediterraneo i naufraghi mentre i governi fanno a gara a chi ha meno responsabilità è sbagliato, pericoloso, immorale”. (ec)

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