Profughi: a Milano accoglienza per 6 mila persone, gestita come straordinaria
MILANO - Accoglienza gestita come straordinaria ed affidata a enti eterogenei: cooperative, associazioni, alberghi. In alcuni casi con personale e volontari ben preparati, in altri in cui regna l'improvvisazione. Il nuovo rapporto del Naga, "(Stra)ordinaria accoglienza", documenta le luci e le molte ombre del sistema prefettizio di Milano che coinvolge 35 enti con 183 strutture.
Complessivamente sono accolte poco più di 6 mila persone: "Il sistema dei centri di accoglienza straordinaria (Cas) continua a prevalere su quello ordinario in un rapporto di 1 a 10 - spiegano i volontari del Naga che oggi hanno presentato il rapporto -. Questi elementi incidono enormemente sul presente e sul futuro degli accolti, tra i quali abbiamo rilevato un aumento di persone vulnerabili, come minori non accompagnati e vittime di tratta e una crescente e generalizzata fragilità, anche psicologica".
Nel 2016 il Naga aveva già svolto una prima ricerca sull'accoglienza a Milano dei migranti. Per questo nuovo rapporto, tra maggio 2016 e settembre 2017 i volontari hanno condotto 45 visite presso le strutture di accoglienza, sono stati intervistati i responsabili degli enti gestori e i richiedenti asilo ospiti nei Cas, somministrati questionari online a 57 operatori degli enti gestori e analizzati i dati istituzionali. Dal rapporto emerge anche che su 6 mila migranti accolti attualmente, circa 1.300 sono ospitati da organizzazioni di volontariato, fuori dai bandi della Prefettura, con fondi propri.
Sono stati analizzati anche i bandi della Prefettura di Milano, che col tempo sono cambiati: per esempio ora non esiste più l'obbligo per gli enti di garantire corsi di italiano. "Sorprende negativamente l’eliminazione di una voce specifica dedicata ai servizi per l’integrazione, tra i quali non compare più l’obbligo di garantire la scuola di italiano -sottolinea il Naga -; così come la previsione di centri di accoglienza che superino la capienza di 150 persone". Tra le voci introdotte ci sono quelle in cui si chiede agli enti di organizzare attività per il tempo libero, di dare una particolare attenzione ai neonati e ai bambini e quella in cui all'ente che vuole partecipare di avere almeno cinque anni di esperienza nel settore. Nell'ultimo bando, che copre il periodo dal primo di marzo al 31 dicembre 2017, i posti per l'accoglienza sono 5 mila per un importo complessivo di 49,7 milioni di euro, ai quali ne vanno aggiunti altri 49,4 milioni per l'eventuale ripetizione del servizio fino a ottobre 2018. In tutti i bandi, purtroppo, vince chi fa l'offerta economica più vantaggiosa, col rischio che sia a scapito della qualità o della tutela dei diritti di chi lavora nelle strutture di accoglienza.
“Inoltre è evidente come l’intero sistema sia strutturato senza prendere in considerazione la soggettività dei cittadini stranieri - si legge sempre nel rapporto -, che vengono, invece, approcciati come un unicum a cui applicare un modello assistenziale indistinto che non tiene conto delle potenzialità, dei bisogni e dei desideri di persone che si trovano così spesso a vivere in un limbo solitario di sospensione esistenziale con alle spalle la violenza dei viaggi e davanti l’incertezza del futuro”.
Una nota particolare è poi dedicata all'accoglienza diffusa. In linea teorica è il sistema migliore, ma in alcuni casi i volontari del Naga hanno trovato i migranti soli in appartamenti in piccoli paesini di campagna. In pratica lasciati a se stessi e isolati.
“Sebbene crediamo che solo un ripensamento generale e radicale dell’impostazione del sistema di accoglienza potrebbe portare a un miglioramento strutturale, individuiamo alcuni ambiti all’interno dei quali si potrebbero già apportare dei significativi cambiamenti: eliminazione del “doppio sistema” - accoglienza prefettizia e Sprar - e uniformazione dell’accoglienza a un unico sistema conforme almeno agli standard Sprar; nessun rinnovo di convenzioni con enti gestori che non abbiano erogato in precedenza i servizi previsti dalle convenzioni o con enti coinvolti in inchieste giudiziarie; introduzione di standard di assegnazione dell’appalto legati alla qualità del servizio e non basati sulla sola logica del “ribasso” economico. Crediamo inoltre sia cruciale evitare che eventuali attività di volontariato assumano una valenza premiale”, concludono i volontari del Naga. (dp)