Richiedenti asilo, Caritas: no al ticket dopo 6 mesi
Roma - "In questo momento i richiedenti protezione internazionale subiscono, per cosi' dire, una violenza in piu': scaduti 6 mesi dalla domanda di asilo, vengono considerati 'inoccupati' e da quel momento devono pagare per intero i ticket sanitari". Lo ha spiegato oggi il responsabile sanitario della Caritas di Roma, Salvatore Geraci, intervistato dall'agenzia DIRE a margine della presentazione del rapporto 2015 del Samifo - salute migranti forzati, in occasione della giornata mondiale per le vittime di tortura. "Sono 'inoccupati' perche' non hanno mai lavorato, anche se nei 6 mesi precedenti non potrebbero farlo per legge. Vengono pero' equiparati ai cittadini italiani", ha spiegato.
"Per di piu', in questa seconda fase, hanno la necessita' di fare alcune indagini, anche se non presentano specifiche malattie, perche' devono presentare alla commissione per la richiesta di asilo certificati che dimostrino che hanno subito violenze o torture e che questo e' il motivo della loro fuga, per esempio. In questo momento di maggiore deliticatezza, devono pagare il ticket. Cosi', anche se regolarmente iscritti al servizio sanitario, subentra un deficit di accessibilita' dal punto di vista economico", ha spiegato Geraci.
La proposta della Caritas, invece, e' quella di "esentarli dal ticket finche' non producano reddito. Alcune Regioni lo hanno potuto fare, come il Piemonte, che li ha equiparati ai disoccupati. L'obiezione che viene fatta e' che in questo caso si creerebbe una disparita' rispetto agli italiani inoccupati. Fermo restando che dal mio punto di vista e' un'ingiustizia anche per gli italiani, per dare pari opportunita' di cure forse e' necessario un intervento di 'discriminazione positiva', cioe' mettere in atto misure di protezione che passino anche per l'esenzione del ticket".
Altra questione quella della fruibilita' del servizio del medico di base. "Ci sono esperienze virtuose, come SaMiFo, ma non si riesce a creare un vero sistema- ha aggiunto Geraci- Inoltre, queste soluzioni producono un aumento dei costi nell'immediato, ma un risparmio sul lungo periodo perche' evitano diagnosi sbagliate e analisi inutili, oltre ad avere a che fare con la dignita' delle persone". E sulla fattibilita' di questi progetti in Italia, Geraci ha dichiarato che "una soluzione potrebbe essere mettere ticket e mediazione linguistico-culturale nei livelli essenziali di assistenza. Si puo' fare, ma serve la volonta' politica, che non mi sembra ci sia, visto che il dibattito e' incentrato se andare o meno a bombardare barconi in Libia". (DIRE)