18 gennaio 2018 ore: 12:48
Giustizia

Riforma carcere, appello di Antigone: "Colmare le lacune sui diritti"

Le proposte dell'associazione a governo e parlamento affinché si tenga conto dei diritti delle donne e degli stranieri, di quello della libertà di culto e all'affettività. Ecco le proposte di Antigone. Gonnella: “Non perdere l'occasione di una riforma che abbia un impatto duraturo nel tempo”
Carcere: cancello con guardia carceraria di spalle

ROMA - La riforma dell’ordinamento penitenziario è una “occasione da non perdere”, ma si “colmino le parti di legge delega non attuate”, dal diritto alla sessualità e all’affettività ai diritti delle donne detenute, dai diritti degli stranieri al riconoscimento della libertà di culto, intervenendo anche sulla eliminazione di pene accessorie vessatorie e stigmatizzanti e introducendo un nuovo ordinamento penitenziario per i minori. È quanto chiede l’associazione Antigone in un documento indirizzo a governo e Commissioni parlamentari. Il decreto legislativo di riforma dell’ordinamento penitenziario, infatti, è attualmente al vaglio delle Commissioni Giustizia di Senato e Camera. Un percorso avviato con i lavori degli Stati generali sull’esecuzione della pena che hanno visto la partecipazione di tutti gli attori istituzionali e non del sistema carcerario italiano. "Si sta concludendo un lungo percorso di riforme che ha avuto la sua origine nella sentenza pilota di condanna della Corte europea dei diritti dell'uomo nel caso Torreggiani del 2013. Un percorso che riteniamo sia essenziale per migliorare le condizioni di vita detentive riportandole nell'alveo della legalità e del rispetto della dignità umana - dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone -. Si tratta sicuramente di un passo in avanti a 43 anni dalla precedente legge penitenziaria. Un passo che vorremmo fosse più incisivo al fine di non perdere un'occasione di riforma che abbia un impatto duraturo nel tempo”.  

Tra le richieste dell’associazione, l’inserimento di alcune norme che riguardano questioni di rilevanza fondamentale per i diritti dei detenuti. A partire dai diritti delle donne. Per Antigone, “è necessario far uscire le donne detenute dal silenzio normativo nel quale sono costrette - si legge in un documento dell’associazione -. Vanno evidenziati i loro bisogni e i loro diritti, con un’attenzione specifica alla condizione di genere. Vanno applicate le Bangkok Rules delle Nazioni unite, dando loro vincolatività”. Vanno riviste, inoltre, le norme sulle pene accessorie “che costituiscono un limite insormontabile alla reintegrazione sociale, negando diritti civili e politici - continua Antigone -. La pena deve estinguersi nel momento in cui si conclude la pena principale senza condizionare in eterno la vita di chi ha commesso un reato”.

La presenza nelle carceri italiane di detenuti che professano religioni diverse da quella cattolica, inoltre, “impone un cambiamento nelle norme finalizzato ad assicurare piena uguaglianza tra le religioni e rigoroso rispetto della libertà di culto, nei limiti dei vincoli concordatari”. Una norma utile, aggiunge il testo, anche ai fini della “prevenzione della radicalizzazione”. per quanto riguarda i diritti degli stranieri, inoltre, oggi negli istituti di pena occorre “disporre di interpreti, traduttori e mediatori culturali che favoriscano il regolare esercizio del diritto di difesa, anche in sede disciplinare, nonché la comprensione delle regole di vita interna - specifica l’associazione -. È inoltre fondamentale eliminare tutti i casi di espulsione a fine pena di persone che stanno lavorando per progetti personali di recupero e di integrazione sociale”. Tra le norme da inserire anche quelle sul diritto alle relazioni sessuali ed affettive. “Oggi il sistema delle relazioni affettive è ridotto a poca cosa - aggiunge l’associazione -. Il sesso è vietato. Le telefonate contingentate in modo inaccettabile. La tecnologia progredisce a ritmi che il carcere non può fermare. Il sistema penitenziario deve tenerne conto, così da non costringere le persone detenute all’isolamento forzato dal mondo”. 

Tra modifiche richieste dall’associazione, anche quella di riformulare alcune delle parti del decreto, nel rispetto dei diritti fondamentali e delle norme internazionali. A partire dal tema della comunicazione con l’esterno, quindi telefonate, mail e collegamenti Skype. “Vanno favorite tutte le forme di comunicazione, anche digitale e tecnologica, con l’esterno per evitare l’isolamento affettivo e sociale della persona detenuta. Le relazioni affettive costanti riducono i rischi di suicidio incidendo positivamente sulla disperazione da solitudine. Il tutto va regolamentato ovviamente con le cautele dettate da ragioni investigative. Le seppur importanti innovazioni presenti nel decreto vanno rafforzate non demandando tutto a successivi atti regolamentari o a norme amministrative”.

Per Antigone, vanno riformulati anche temi come l’isolamento, la sicurezza e la disciplina. “L’isolamento penitenziario fa male ed è una pratica che lede la dignità umana - afferma il testo -. Va ridotta al minimo, assicurando controllo giurisdizionale. Vanno posti limiti di contenuto e di tempo come richiesto dalle norme e dagli organismi europei e Onu. L’isolamento , inoltre, va escluso per alcune categorie di detenuti: malati, donne, ragazzi, giovani e disabili. I diritti fondamentali non si devono mai perdere durante l’isolamento”. Inoltre, spiega l’associazione, l’intero sistema disciplinare “va rivisto anche alla luce delle norme presenti nelle Mandela Rules delle Nazioni unite del 2015. Va abolita la pena dell’isolamento diurno per i pluriergastolani. Oggi la durata massima dell’isolamento disciplinare è pari a 15 giorni, periodo superiore finanche ai limiti previsti dalle regole internazionali. Tale durata va ridotta nel tempo. Molti suicidi avvengono in tale circostanza”. Inoltre, spiega l’associazione, “va regolamentato nei tempi e nei modi l’isolamento giudiziario troppo spesso lasciato troppo alla discrezionalità del magistrato che lo dispone. Le innovazioni introdotte dal decreto sono troppo blande”.

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