Profughi, nessuna invasione: 19 per ogni centro d'accoglienza in Lombardia
MILANO - Dati alla mano, l'invasione dei profughi in Lombardia non c'è mai stata. Attualmente quelli ospitati nella regione sono circa 23mila, suddivisi in 1.203 strutture di accoglienza: quindi circa 19 persone per ogni centro. Un numero gestibile, che nella maggior parte dei comuni non dovrebbe suscitare particolari problemi. È quanto emerge dal Rapporto dell'Osservatorio regionale sull'immigrazione (Orim), presentato questa mattina nella sede della Giunta, guidata da Roberto Maroni, che in questi anni non ha fatto altro che ostacolare l'arrivo dei profughi e a invitare i sindaci a non collaborare con le prefetture per la loro sistemazione. Certo un incremento di richiedenti asilo c'è stato: si è passati dai 5.097 del 2015 ai 20.778 del dicembre 2016. Ma se ogni comune lombardo avesse collaborato, la media di migranti ospitati in ciascun centro sarebbe stata ancora più bassa.
Dal rapporto, curato da diversi studiosi, tra i quali Vincenzo Cesareo e Giancarlo Blangiardo, emerge anche che il resto dei migranti è costituito per la stragrande maggioranza da famiglie, con figli spesso nati in Italia. Sono in tutto 1 milione 314 mila (di cui circa 96 mila irregolari), un numero sostanzialmente stabile negli ultimi due anni. In crescita invece quelli che diventano cittadini italiani: se nel 2012 erano stati poco più di 10mila, nel 2015 si è arrivati a 45 mila. Eppure l'assessore alla Sicurezza e all'immigrazione, Simona Bordonali, in una nota lancia l'ennesimo allarme immigrazione: "In Lombardia i residenti stranieri rappresentano il 13,1 per cento della popolazione, contro l’8,3 nazionale, e in alcune aree questa percentuale raggiunge picchi più elevati, come il 21,5 della città di Milano o il 14,9 della provincia di Brescia. In piena crisi occupazionale non possiamo permetterci di aprire le porte a chi si reca sul nostro territorio per motivi di carattere economico". Non può più prendersela con i profughi, visto che i dati smentiscono l'invasione: non resta allora che prendersela con quei migranti che vivono e lavorano in Lombardia da anni. C'è sempre bisogno di indicare un nemico. (dp)