18 settembre 2014 ore: 10:22
Immigrazione

Tendopoli di afghani nel centro di Gorizia: scoppia la polemica

Scontro istituzionale e politico: il sindaco Romoli scrive ad Alfano: "Via subito le tende". L'assessore regionale Panontin: "Garantire l’incolumità dei richiedenti asilo". Una pagina su Facebook per coordinare gli aiuti spontanei
Gorizia. Campo profughi tende 1

ROMA - Istituzioni contro sugli afghani di Gorizia che, da qualche giorno, vivono in una tendopoli posizionata nel centro città. Da una parte il comune, dall’altro la provincia e la regione. Sullo sfondo, la prefettura. Il caso è quello di 74 richiedenti asilo (fino a ieri sera erano 94, venti sono stati trasferiti in un hotel proprio nelle ultime ore). I più sono fuggiti dall’Afghanistan, ma c’è anche qualche pakistano: la tendopoli è stata allestita dalla Protezione civile e chiamata “Campo Francesco” in onore del Papa; si trova giusto nel centro città, in via Brass. Prima della tendopoli, questi richiedenti asilo avevano vissuto, non si sa bene per quanto tempo, accampati all’addiaccio sulle rive dell’Isonzo, riparandosi sotto stracci e nylon.

A “scoprirli” erano stati dei cittadini che, su Facebook, avevano iniziato - già dall’agosto scorso - a segnalare la loro presenza. Chiedendosi, in rete, chi fossero quei disperati. Oggi, attorno a loro, si infiamma la polemica, istituzionale e politica, sintomo di un Paese che soffre troppo la pressione migratoria e che, a volte, non è in grado di assicurare vera accoglienza a chi ne ha bisogno ed è protetto da convenzioni internazionali. Comune contro regione e provincia, destra contro sinistra. E poi italiani contro stranieri. Attorno a “Campo Francesco” già sono volate le prime minacce (qualcuno ha detto di voler buttare una bomba; la Digos è stata informata), i primi insulti. "La tendopoli allestita nel centro città deve essere smantellata al più presto". A chiederlo è il sindaco, Ettore Romoli, che sta inoltrando una richiesta di smantellamento urgente al ministro dell'Interno, Angelino Alfano, alla presidente della regione, Debora Serracchiani e al prefetto di Gorizia, Vittorio Zappalorto. "La tendopoli ha tutte le caratteristiche per trasformarsi in centro di accoglienza permanente", sostiene il primo cittadino di Gorizia. "Mi chiedo davvero", insiste Romoli, "come possa essere venuta in mente una simile, folle soluzione e, soprattutto, come possa essere stata avvallata dalla regione, il cui compito dovrebbe essere anche quello di evitare concentrazioni di profughi in un unico sito, peraltro collocato accanto a scuole e case private (la tendopoli è nei pressi dell’ex istituto per sordomuti del capoluogo isontino, ndr). Questa non è un'azione umanitaria ma solo irresponsabile scelleratezza attuata sulle teste dei goriziani. A questo proposito, ribadisco ancora una volta di non essere stato assolutamente informato di quanto era stato deciso dalla Regione se non da una telefonata, nel pomeriggio di sabato scorso, quando tutto era stato già predisposto da parte dell'assessore regionale alla Protezione civile, Paolo Panontin". Non è la prima volta che sindaci di Comuni italiani si dichiarano all’oscuro di quanto deciso “sopra le loro teste” dalle  prefetture e dalle regioni.

"Questa soluzione, che sarà di carattere assolutamente temporaneoe per la quale la Protezione Civile regionale sta già alacremente lavorando su autorizzazione della Prefettura",  afferma l'assessore regionale delegato alla Protezione civile, Paolo Panontin, "consente di superare la fase di emergenza. Sono a conoscenza delle perplessità del sindaco di Gorizia, ma non vi sono al momento altre valide alternative per mettere in sicurezza queste persone". Panontin, ricordando l'esortazione del  Papa nella sua recente visita a Redipuglia, invita tutti “a non girare la testa dall'altra parte di fronte al dramma della guerra, perché garantire l'incolumità di queste persone in fuga è un dovere”. Ma dal Comune continuano adattaccare la soluzione tendopoli, che diventa sempre più fertile terreno di acceso scontro politico. L’assessore comunale al welfare, Silvana Romano, contesta la salubrità della sistemazione adottata e ricorda l’unico caso di tbc registrato, quello di un cittadino afgano che aveva vissuto nei ripari di fortuna sull’Isonzo, poi ricoverato a Trieste.

"Come si fa a dire che la tendopoli è una scelta sana", ha detto, "visto che ci sono solo pochi bagni, come dimostrano le file per utilizzarli? La sensazione è che tutta l'operazione sia stata fatta apposta per far diventare Gorizia un centro di accoglienza profughi, concentrandoli qui e "salvando" così i comuni amici del centro-sinistra. I quali nella riunione in Prefettura, si erano dichiarati contrari, esattamente come noi, a concedere strutture per ospitare queste persone. Noi faremo il possibile per far smantellare al più presto questa tendopoli, che sta ormai diventando il simbolo dell'incapacità italiana di gestire il fenomeno dell'immigrazione". Sul caso di tbc è intervenuto anche il segretario provinciale del Sindacato autonomo di polizia, Angelo Obit, che ha segnalato la positività di quattro agenti al test di Mantoux, noto anche come intradermoreazione o  Tubercolin skin test, prova di screening utile per saggiare la presenza in un individuo di una infezione, anche latente, da Mycobacterium tuberculosis, il micobatterio della tubercolosi. "Stiamo operando senza sicurezza, anche se ciò non significa che i quattro colleghi siano malati di tubercolosi ma dovranno sottoporsi ad altri fastidiosi controlli. Ci preoccupa, perciò, l’assenza di disposizioni per il controllo sanitario, che difenderebbero la nostra salute e quella delle nostre famiglie".

Intanto, per organizzare l’aiuto  ai richiedenti asilo ospitati nella tendopoli di Gorizia, è nato anche il gruppo Facebook  A me Importa – Campo Francesco: vi è chi propone la creazione di un corso di italiano, chi mette a disposizione la propria professionalità di infermiera per medicazioni, chi invita ad organizzare attività di volontariato a turni, chi porta cibo (tranne maiale ed alimenti con presenza di gelatina), chi indica le priorità (fette biscottate, biscotti, tè in bustine, latte, bevande non alcoliche, dentifrici, asciugamani, carta igienica, secchi e detersivi per lavare vestiti e biancheria intima). Domani inoltre, dopo aver atteso quattro mesi, la Caritas goriziana firmerà la convenzione con la Prefettura che porterà all’aumento dei posti all’ex convento di suore “Nazareno”. "A quel punto", afferma il direttore della Caritas, don Paolo Zuttion, "saremo in grado di portare via un’altra ventina di richiedenti asilo dalla tendopoli di via Brass, garantendo loro una sistemazione migliore". (Paolo Giovannelli)

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