Caporalato, c’è la legge. “Mai più schiavi nei campi”
- ROMA – “Mai più schiavi nei campi”. Queste le prime parole del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, dopo l’approvazione in via definitiva alla Camera dei deputati del ddl su “disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo”. Il testo ha incassato 346 sì e nessun voto contrario, solo 25 astenuti, il testo di legge contro il caporalato che ieri è stato approvato alla Camera dei deputati. A favore hanno votato Pd, Sel, M5S, Fdi, Socialisti e Alleanza popolare. Astenuti Forza Italia e Lega. "Ora abbiamo più strumenti utili per continuare una battaglia che deve essere quotidiana – ha detto Martina -, perché sulla dignità delle persone non si tratta. E l’agricoltura si è messa alla testa di questo cambiamento, che serve anche a isolare chi sfrutta e salvaguardare le migliaia di aziende in regola che subiscono un’ingiusta concorrenza sleale”.
Di “risultato storico” ha parlato Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. “Una bella pagina di civiltà e di giustizia – aggiunge -, un colpo deciso all’illegalità e al sopruso, un riconoscimento dei diritti dei più deboli”. Una legge che è soprattutto “una risposta forte ad un fenomeno inaccettabile per un paese civile, difendendo i diritti di migliaia di lavoratori costretti a subire un brutale sfruttamento. Per sconfiggere il caporalato c’è ancora della strada da fare, ma con questa legge abbiamo preso la direzione giusta per continuare ad assicurare, giorno per giorno, un impegno comune per la legalità e la dignità del lavoro”. Una legge, ha aggiunto sottosegretario Teresa Bellanova “promessa alla famiglia di Paola Clemente, e alle donne e agli uomini come lei vittime di condizioni di lavoro inumane, di caporali senza scrupoli, dell’intreccio perverso tra imprese agricole e organizzazione illegale del lavoro. Una legge che dovevamo alle lavoratrici e ai lavoratori immigrati che hanno vissuto nelle nostre campagne condizioni di lavoro e di vita disumane, trovando tuttavia il coraggio di denunciare”.
Ecco le principali novità introdotte dalla legge:
Inasprimento degli strumenti penali. Con l’intervento normativo si stabiliscono nuovi strumenti penali per la lotta al caporalato come la confisca dei beni come avviene con le organizzazioni criminali mafiose, l’arresto in flagranza, l’estensione della responsabilità degli enti. In Senato è stato introdotto l’allargamento del reato anche attraverso l’eliminazione della violenza come elemento necessario e che rendeva più complessa l’applicazione effettiva della norma. La nuova legge prevede anche la responsabilità del datore di lavoro, il controllo giudiziario sull’azienda che consentirà di non interrompere l’attività agricola e la semplificazione degli indici di sfruttamento.
Indennizzi per le vittime. Per la prima volta si decide di estendere le finalità del Fondo antitratta anche alle vittime del delitto di caporalato, considerata la omogeneità dell’offesa e la frequenza dei casi registrati in cui la vittima di tratta è anche vittima di sfruttamento del lavoro.
Rafforzata la Rete del lavoro agricolo di qualità. Viene rafforzata la operatività della Rete del lavoro agricolo di qualità, creata nel 2014 con il provvedimento Campolibero e attiva dal 1 settembre 2015. Con la norma si estende l’ambito dei soggetti che possono aderire alla Rete, includendovi gli sportelli unici per l’immigrazione, le istituzioni locali, i centri per l’impiego, i soggetti abilitati al trasporto dei lavoratori agricoli e gli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in agricoltura. In sostanza si introducono nuove vie sperimentali di intermediazione del lavoro agricolo, affinché si promuova la legalità e il rispetto dei diritti dei lavoratori. Allo stesso tempo si stabilisce l’estensione dell’ambito delle funzioni svolte dalla Cabina di regia della Rete stessa, che è presieduta dall’Inps e composta da rappresentanti di sindacati, organizzazioni agricole e Istituzioni.
Piano di interventi per l’accoglienza dei lavoratori agricoli stagionali. Con la nuova legge le amministrazioni statali saranno direttamente coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo, attraverso un piano congiunto di interventi per l’accoglienza di tutti i lavoratori impegnati nelle attività stagionali di raccolta dei prodotti agricoli. L’obiettivo è tutelare la sicurezza e la dignità dei lavoratori ed evitare lo sfruttamento ulteriore della manodopera anche straniera. Il piano presentato dai ministeri del Lavoro e delle Politiche sociali, delle Politiche agricole alimentari e forestali e dell’Interno sarà stabilito con il coinvolgimento delle Regioni, delle province autonome e delle amministrazioni locali nonché delle organizzazioni di terzo settore.