10 febbraio 2014 ore: 14:35
Immigrazione

Immigrati, "la Svizzera troverà una legge per non fare ciò che ha votato"

Il sociologo della Statale di Milano Ambrosini commenta l'esito del censimento popolare: "Il paese dovrà gestire il problema di non volere gli immigrati da una parte e l'averne bisogno dall'altra". I rifugiati? "Saranno i più colpiti"
Frontiera con la svizzera

MILANO – "Credo che la Svizzera dovrà gestire il problema di non volere gli immigrati  da una parte e l'averne bisogno dall'altra. Il referendum ha reso più stridente la contraddizione tra fabbisogno economico e volontà politica". Così Maurizio Ambrosini, professore di Sociologia dei percorsi migratori all'università Statale di Milano in merito al referendum anti immigrazione votato il 9 febbraio in Svizzera. I Cantoni della confederazione hanno votato a favore della restrizione degli ingressi dei frontalieri, i lavoratori di confine, e alla ridiscussione entro tre anni degli accordi sulla libera circolazione delle persone con l'Unione europea. A proporre il censimento popolare è stato l'Udc, partito di destra e xenofobo della Svizzera. I sì hanno vinto con 20 mila voti di scarto: 50,3 per cento contro 49,7. Nel Canton Ticino, territorio dove affluiscono i 56 mila frontalieri lombardi, i sì sono stati il 68 per cento. Manodopera che occupa posizioni alle quali gli svizzeri disoccupati, il 3,5 per cento della popolazione, difficilmente punteranno: "Ritengo che dovranno cercare gli strumenti normativi per non fare ciò che hanno votato".

boxLa crisi economica impartisce la stessa lezione in tutto il mondo: "Si sono creati più cattivi lavori che buoni", commenta Ambrosini. Solo che a svolgere certe mansioni non ci pensa proprio la manodopera locale. Ne è un esempio l'Italia: "È vero che sono cresciuti i disoccupati stranieri ma al contempo è cresciuto anche il numero tasso degli occupati stranieri (dal 6,8 per cento al 10 oer cento circa)", aggiunge. Il caso dei servizi alle famiglie è un esempio di quei settori poco impattati dalla crisi. Il discorso si può applicare anche alla Svizzera: chi svolgerà il lavoro di cameriere o infermiere? Secondo Ambrosini continueranno a farlo i frontalieri. D'altronde la paura degli immigrati si evolve a seconda degli anni: "Due anni fa il problema della presenza degli immigrati era legato alla sicurezza, quattro anni fa all'identità culturale, dopo il 2001 al terrorismo", ragiona il sociologo della Statale di Milano. "C'è una fetta di popolazione importante che cerca di volta in volta un argomento razionale contro l'immigrazione. Ma sul tema del lavoro, spesso non c'è una vera concorrenza". Proprio per questo, secondo Ambrosini, in Svizzera si troverà un escamotage per evitare di perdere il contributo dei frontalieri. La burocrazia renderà i nuovi ingressi più difficili, ma il lavoro dei frontalieri non sarà stravolto.

Diverso il ragionamento per i rifugiati: "Credo che saranno la categoria più colpita. La loro base di legittimazione è più debole, fa riferimento a valori democratici e non interessi interni capaci di fare pressione sulla politica, come quelli degli imprenditori che hanno tra la manodopera dei frontalieri", conclude Ambosini. (lb)

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